Chiuso da quattro secoli
riapre lo Studiolo del Duca
Un evento di eccezionale rilevanza storica
A conclusione di un dettagliato e minuzioso lavoro di ricomposizione artistica, rinasce dopo quattrocento anni al Palazzo ducale di Urbino, ricostruito proprio dov’era e com’era, lo Studiolo di Federico di Montefeltro. Si tratta di uno dei luoghi più emblematici, rari e preziosi del Rinascimento italiano. Era il rifugio, unico e magico, di una tipologia ormai praticamente scomparsa, idoneo a favorire lo studio e la riflessione. Alle pareti i ritratti di ventotto uomini illustri di ogni epoca e nazione, chiamati a raccolta dal duca per ispirarlo e guidarlo nelle sue imprese.
URBINO — Dopo quasi quattrocento anni, è stato ricomposto, come per magia, uno dei luoghi più emblematici, una delle testimonianze più rare e preziose del Rinascimento italiano: lo Studiolo di Federico di Montefeltro nel Palazzo ducale di Urbino.
Si tratta di un evento eccezionale, dal momento che lo Studiolo viene per la prima volta restituito nella sua veste originaria, precedente cioè allo smembramento seicentesco dei dipinti che completavano la decorazione di questo microcosmo intellettuale tanto denso di significati e messaggi, con la raffigurazione dei cosiddetti uomini illustri: filosofi, poeti, scienziati, uomini di ingegno, dottori della chiesa del lontano passato o contemporanei, chiamati a raccolta dal duca per ispirarlo e guidarlo.
È una ricostruzione affascinante e complessa che rivela un capitolo fondamentale del nostro Rinascimento, ma ricorda anche come quattordici dei ventotto personaggi rappresentati in questo ambiente privatissimo, e nel contempo fortemente rappresentativo, siano finiti al museo del Louvre a Parigi, dopo la razzia attuata nel 1633 dal cardinale Antonio Barberini, e le complicate divisioni ereditarie: il passaggio nella collezione del cardinale Fesch, zio di Napoleone, e poi in quella del marchese Campana, la sua bancarotta, e infine l’acquisto dei dipinti da parte di Napoleone III.
Un evento che rievoca il clima intellettuale del tempo e le ambizioni di Federico di Montefeltro, lui che più di ogni altro ha rappresentato il mito rinascimentale della virtù militare unita alla sapienza, e che giungendo a conclusione di articolate indagini e studi sui dipinti, potrà forse contribuire a far luce sugli artisti coinvolti nell’impresa e sui complessi riferimenti culturali.
Lo Studiolo d’Urbino, esempio capitale di una tipologia che conta pochi esemplari superstiti, rispondeva all’antica idea di ricreare un ambiente adeguato a favorire studio e riflessione, radunando immagini di sapienti, con i quali instaurare un dialogo virtuale, e oggetti rari con cui nutrire lo spirito. Un luogo di piccole dimensioni, collocato nel cuore dell’appartamento del Duca e adiacente agli spazi domestici, tra gli ambienti destinati alle funzioni pubbliche e quelli deputati al sacro.
Un luogo composto da un continuum di tarsie lignee di bottega fiorentina (Giuliano, Benedetto da Maiano e bottega, con cartone di Botticelli per le “Virtù” e forse Francesco di Giorgio Martini), con raffigurati libri, strumenti musicali e scientifici, armi e insegne, clessidre e personificazioni allegoriche che compaiono su ripiani della finta panca e fanno capolino da finte ante socchiuse.
Un trionfo illusionistico coronato, tra rivestimento ligneo e soffitto, dai ritratti dei ventotto uomini Illustri collocati in gruppi di quattro, su due piani: Platone (dal registro superiore della parete nord) Aristotele, San Gregorio, San Girolamo, Tolomeo, Boezio, Sant’Ambrogio, Agostino, Cicerone, Seneca, Mosé, Salomone, Omero, Virgilio, San Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Euclide, Vittorino da Feltre, Pio II, Bessarione, Solone, Bartolo, Alberto, Sisto IV, Ippocrate, Pietro d’Abano, Dante, Petrarca.
Con la fine della dinastia dei Della Rovere e la devoluzione del ducato di Urbino alla Stato pontificio, ci fu lo smembramento dei dipinti dello Studiolo: un’operazione di rimozione devastante. Ora tutto è tornato com’era una volta. Un luogo unico e magico che vale la gita.
L’eccezionale ricomposizione dello Studiolo è accompagnata anche da un innovativo apparato multimediale che consente di approfondire l’opera e il contesto storico e artistico nel quale essa ebbe origine, rievocando il clima della corte urbinate nell’ultimo decennio di vita del Duca di Montefeltro. Un uomo decisamente fuori dal comune.★