Il Bacio della Vita

Da Londra a Venezia: come rianimare un annegato

Penso di essere, almeno finora, abbastanza fortunato da non essere mai stato il destinatario del bacio della vita; o di non esser mai stato costretto a eseguirlo. Conosciuto comunemente come rianimazione bocca a bocca, prevede che la persona che la esegue prema molto bene la bocca contro quella della persona assistita, e soffi aria nei polmoni. Se sei stato pescato fuor d’acqua, mezzo annegato, potresti essere grato che ci sia qualcuno a portata di mano che può eseguirlo a un livello tale da far funzionare nuovamente i tuoi polmoni.

Applicazione di un glister di rianimazione (fonte:windowthroughtime.wordpress.com).

FRIMSLEY — Ma se fossi stato salvato dai canali di Amsterdam, dal Tamigi o dal Canal Grande nel XVIII secolo e fosse stato necessario rianimarti, sicuramente saresti stato sottoposto a un’esperienza totalmente diversa. La conoscenza della medicina e del funzionamento dell’anatomia umana, ovviamente, non era così avanzata come lo è oggi, ma avevano capito che ciò che era necessario per trattare quella che definivano una morte apparente era calore e stimolazione. È il modo in cui applicavano la stimolazione che è alquanto bizzarro.

Il tabacco, oltre ad essere consumato per puro diletto, nel Secolo dei Lumi era considerato avere proprietà medicinali: gli si attribuivano la capacità di assorbire l’umidità, riscaldare il corpo e fornire stimoli. Veniva comunemente prescritto come rimedio per una serie di disturbi: mal di testa, insufficienza respiratoria, asma, raffreddore, ernie, crampi addominali, tifo e colera. I medici dell’epoca ritenevano anche che l’ano offrisse un modo comodo e veloce per raggiungere gli organi vitali attraverso il tratto intestinale. Il fumo della combustione del tabacco veniva dunque applicato tramite clistere o, per usare la loro terminologia, glistere (glyster).

Nel 1686 Thomas Sydenham, considerato uno dei padri della medicina inglese, diede un rapido e brillante resoconto della procedura, quando esaltava le virtù di un potente glistere purificante: «Non conosco nulla di più forte ed efficace del fumo di tabacco, spinto a salire nelle viscere, partendo da una grande vescica e attraversando un cannello rovesciato; cosa che può essere ripetuta dopo un breve intervallo, se il primo, incontrando un ostacolo naturale, non si apre un passaggio verso l’interno». All’inizio del XVIII secolo gli olandesi svilupparono, sulla scorta di tali terapie, un processo per fornire infusioni rettali di fumo di tabacco come forma di stimolante respiratorio per rianimare coloro che erano caduti nei loro canali e corsi d’acqua.

Non ci sono prove che la tecnica di rianimazione per infusione rettale di fumo di tabacco sia stata praticata in mare aperto; ma di sicuro è passata nelle tradizioni popolari della gente di mare. Secondo una storiella d’epoca, una giovane donna ripescata fuor dall’acqua dove aveva rischiato di morire, fu rianimata dal marito seguendo il consiglio di un matelot di passaggio: inserito il fusto della pipa del marinaio nel suo retto della malcapitata, coprendo il fornello con un pezzo di carta perforata e soffiando forte il fumo nel percorso inverso. Speriamo che almeno la coppia riconoscente abbia comprato al marinaio una nuova pipa.

Nel 1780 i clisteri di fumo di tabacco erano così ben consolidati come mezzo di rianimazione che la Royal Humane Society, fondata nel 1774 proprio per gli interventi d’emergenza, installò kit di rianimazione, inclusi inevitabilmente clisteri di fumo, in vari punti lungo il fiume Tamigi. Anche i veneziani installarono kit di pronto soccorso nei punti strategici della città, stazi delle gondole e parrocchie: incluso nell’inventario delle cassette di sicurezza c’era del tabacco e un strumento per insufflare il fumo di tabacco nell’ano. In pratica era un piccolo mantice, dal duplice scopo: gonfiare i polmoni attraverso la bocca e applicare un clistere di fumo di tabacco attraverso l’ano. Speriamo che venisse pulito a fondo dopo l’uso. O che l’ordine delle fasi non venisse invertito.

La pratica di applicare clisteri di fumo di tabacco come terapia d’emergenza per la rianimazione cadde in discredito durante la prima parte del XIX secolo. Sir Benjamin Brodie, chirurgo e fisiologo di chiarissima fama, nonché medico regale (di Giorgio IV e Guglielmo IV), dopo aver condotto esperimenti sugli animali, dimostrò nel 1811 che il principale agente attivo del tabacco, la nicotina, era un veleno cardiaco in grado di bloccare la circolazione del sangue. Dopo questa scoperta, soffiare fumo di tabacco su per l’ano di qualcuno non sembrò più un’idea così brillante.

 

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