Oro ai volanti sotto
il cielo di Girona
Al festival del circo Elefant d’Or
Trentamila spettatori in una settimana al festival del circo diretto da Genìs Matabosch, che si conferma uno dei migliori del pianeta. In un’edizione, l’undicesima, di altissimo livello, che presenta solo numeri mai visti in Europa, arrivano all’oro due numeri di volanti: le stupefacenti cinghie aeree del Duo Disar dall’Uzbekistan, e gli straordinari trapezisti messicani Caballero, capaci di infilare il quadruplo salto mortale come bere un bicchier d’acqua, con tre diversi artisti della troupe. Tra i motivi del successo, l’altissima qualità dei numeri proposti, la velocità dello spettacolo, una regia perfetta, un’orchestra potente e una conduzione impeccabile.
GIRONA (Spagna) – Tre festival di livello mondiale negli ultimi tre mesi, Montecarlo e Parigi a gennaio, Girona a marzo, pur diversi tra loro (più tradizionale Montecarlo, più innovativo Parigi, più immaginifico Girona), hanno dato la dimostrazione, nei fatti prima ancora che nelle opinioni, che lo spettacolo del circo, con o senza animali, è ancora vivo e gode di buona, se non ottima, salute. E che quando gli spettacoli sono di alta qualità il pubblico risponde entusiasta, alla faccia delle tristissime cassandre intente più a recriminare, specialmente in Italia, che a spremere le meningi per tentar di costruire meraviglie.
E’ il caso del festival internazionale del circo “Elefant d’Or”, giunto all’undicesima edizione (trentamila spettatori in una settimana), che si svolge sotto una grande ed elegante “carpa” in Camp de Mart, senza pali che ostacolino la visuale, nella deliziosa cittadina medievale di Girona, centomila abitanti nel nord-est della Spagna, ultimo caposaldo della cultura catalana prima del confine con la Francia. E proprio la cultura profonda, unita a un’irrefrenabile passione e a un grande cuore, è la chiave di volta del successo crescente di questo festival, che si era già imposto rapidamente tra i più importanti del pianeta, e che con l’edizione di quest’anno si candida seriamente –per la qualità dei numeri, la regia e la conduzione- al podio più alto.
Tutto questo naturalmente non è casuale, ma ha un nome e un cognome. Quello del suo inventore, Genìs Matabosch, che ne è anche la sua anima. E’ direttore, organizzatore, autore dei testi, tuttofare. Non contento, scende anche in pista come conduttore. Impeccabile nei suoi completini colorati che cambia di continuo e che sembrano usciti dall’atelier Vicaire, elegante e sobrio, mai una parola di troppo, mai un foglietto nelle mani inguantate di bianco. Il miglior Monsieur Loyal in circolazione (voto: 8). Professore universitario, collezionista incallito, presidente della Circus Arts Foundation e fondatore del museo del circo”Circusland” di Besalù, ha messo la sua cultura sterminata al servizio delle arti circensi.
Lo si respira anche nei premi dati quest’anno. Come nell’oro alle cinghie aeree assegnato al Duo Disar (9, Darina Matveyeva e Sanjar Khasanov, Uzbekistan), cui l’acuta preveggenza di Genìs aveva già dedicato la copertina del programma di sala. Non era difficile, comunque, indicarlo al top tre le ventisei attrazioni di settanta artisti di venti Paesi. Il numero portato dalla bulgara Veneta Stefanova non è il più bello né il più elegante, per di più soffre di una lugubre e disturbante coreografia funeraria. Ma è tecnicamente il più forte, con un susseguirsi rabbrividente di prese per i denti, da parte di entrambi, e di sospensioni per i capelli. Scontato anche, in virtù del quadruplo salto mortale, il secondo oro ai trapezisti messicani Caballero, degli specialisti (8). Il loro direttore, Ruben, era già riuscito nell’impresa nel 1989.
Molto interessante l’argento al volteggio acrobatico a terra degli israeliani Vertex (8), l’autentica sorpresa del festival. Meritatissimo anche il bronzo alla doppia ruota della morte dei colombiani Valencia (8). Generosi gli argenti ai salti nei cerchi dei cinesi Dezhou (6,5 numero vecchio), e ai pattinatori canadesi Mat & Mym (7), come i bronzi agli icariani Rodriguez del Salvador (6,5 tutto già visto) e agli argentini di Argendance, bolas e tamburi (6, belli da vedere, ma sono una coreografia e non un numero).
Stupiscono, viceversa, nelle scelte della giuria tutta al femminile (su imitazione del Salieri Circus di Legnago), le esclusioni dal podio di altri numeri molto validi –ma lo erano quasi tutti- come il possente mano a mano degli spagnoli Marruffo (8), i deliziosi cerchi aerei dei bielorussi Natalia & Hleb (7,5) e della canadese Sabrina Aganier (7), come il palo aereo della peruviana Ximena Riveros (7) e gli arditi equilibrismi dei funamboli uzbeki Triple Breath (7).
Guadagnano senza fatica la sufficienza l’equilibrista cinese Lei Chen (6), il rola-bola dei messicani Jan & Carolina (6), il diabolo dei francesi L/S Brothers (6), gli icariani argentini Segura (6), la contorsionista inglese Sophelia Skye (6,5), il giocoliere Caio Stevanovich (6), i trasformisti russi Wizzards (6,5). Più debole il mano a mano dei kazaki Korotin & Makiyev (5,5), ancora acerba la corda aerea del messicano Luca Flores (5,5). Molta curiosità, infine, per la tatuatissima fachira australiana Lucky Hell, che mangia le spade appesa ai tessuti, rendendo più difficile e pericoloso il suo lavoro (7): ha meritato il premio speciale del club degli amici del circo italiani, il Cadec, consegnatole personalmente dal Presidente Francesco Mocellin. Spettacolare l’orchestra tutta francese “Paris Circus” diretta dal trombettista Pierre Pichaud, che ha dato al festival un ritmo fresco e un “tiro” potente e trascinante, lontano da ogni stereotipo (8,5).
Uniche note negative, un’allucinata serata in discoteca (!) per la consegna dei premi speciali che erano quasi le tre del mattino (crudeltà inutile, 4), e la conferma della crisi internazionale della clownerie, con due “clown” al limite della mediocrità (cose vecchie, già viste, fatte male), come il brasiliano Bubi (5) e il cileno Tumpy (4,5).
Ma alla fine sono solo dettagli, in uno spettacolo di altissima qualità. Vale il viaggio. L’anno prossimo prenotatevi in tempo.