Il drago di Natale

Un fiammeggiante gioco di società

Coloro che si lamentano della scomparsa dei bei giochi dei tempi andati possono riflettere della scomparsa del bizzarro antico gioco britannico chiamato Snap-dragon, un tempo particolarmente popolare nel Regno durante il periodo natalizio.

FRIMLEY — È affascinante ipotizzare quanti amorevoli padroni e padrone di casa del passato mandassero i loro ospiti, bambini inclusi, a letto la vigilia di Natale a curarsi le mani piene di vesciche e labbra e lingue roventi, a causa del Drago di Natale o, com’era icasticamente detto, Snap-dragonSnap Dragon, letteralmente Drago a Scatto, è anche il nome del fiore dell’Antirrhinum majus, comunemente da noi detto Bocca di leone: non è da escludere che, oltre alle fiamme e allo scatto, c’entri anche il gonfiore delle labbra scottate..

Il gioco, che secondo un contemporaneo «forniva una notevole quantità di risate e allegria a scapito dei perdenti», era abbastanza semplice e meritò persino una definizione nel Dictionary of the English Language di Samuel Johnson, pubblicato nel 1755.

Tutto ciò di avete bisogno per giocare a Snap-dragon è una ciotola, del brandy o un altro liquore e dell’uva passa, o delle prugne secche. Prima mettete la frutta secca nella ciotola e poi riempite con il brandy. I partecipanti al gioco, già tremanti dell’eccitazione per pericoli che si prospettano nell’immediato futuro, sono seduti attorno alla ciotola, strategicamente posta al centro del tavolo.

Date fuoco al liquore e inizio a Snap-dragon: lo scopo del gioco è immergere sveltamente la mano nel liquido infuocato, estrarre un’uva passa o una prugna secca fiammeggiante e mangiarla rapidissimamente. La ciotola è al centro del tavolo non solo per equità, ma soprattutto per proteggere i giocatori dagli inevitabili spruzzi di liquore ardente.

Samuel Johnson nel suo Dizionario lo definisce eloquentemente; «Un gioco in cui i partecipanti catturano l’uvetta dal marchio infuocato del brandy, la spengono chiudendo la bocca, e se la mangiano”. Richard Steele descrisse coloritamente il passatempo sulla sua rivista quindicinale di cultura e società Tatler (1709), commentando che «la sfrenatezza del gioco era vedersi l’un l’altro trasformati in demoni, mentre ci bruciavamo la faccia e le dita, cogliendo di scatto il frutto». Per aumentare l’allegria generale e ancor più la tensione, si può anche cantare un allegro ritornello all’inizio del procedimento, inneggiando al Drago di Natale e alle arroventate lingue dei giocatori«with the blue and lapping tongue/ many of you will be stung/ Snip! Snap! Dragon!/ For he snaps at all that comes/ snatching at his feast of plums/ Snip! Snap! Dragon!».

Le origini del gioco risalgono almeno al XVI secolo: è citato da Shakespeare in Pene d’amor perdute (1594) e nell’Enrico Quarto (Parte Seconda, 1598). I secoli XVIII e XIX lo videro al culmine della popolarità. La nipote di Jane Austen, Fanny Austen Knight, scrisse nel 1806: «divertimenti diversi ogni sera? Abbiamo giocato a Bullet Pudding Il nostrano balneare gioco della polenta, però con farina e un proiettile in cima., poi Snap-Dragon e… abbiamo ballato o giocato a carte». Il gioco è menzionato in fonti letterarie disparate: tra i tanti ricordiamo Il Circolo Pickwick di Charles Dickens (1836), Attraverso lo specchio (1871) di Lewis Carroll e Orley Farm (1862) di Anthony Trollope. In effetti, il gioco faceva parte della tradizione natalizia fino a quando la sua popolarità non si estinse all’inizio del XX secolo, quando i britannici divennero un po’ più simpatetici con il dolore altrui.

Il gioco era così popolare che l’illustre scienziato Michael Faraday fu spinto a fornire una spiegazione chimica del fenomeno Snap-Dragon nel suo La storia chimica di una Candela, pubblicato nel 1860Una raccolta di sei lezioni di chimica e fisica del fuoco tenute nell’appuntamento annuale delle Lezioni di Natale per Giovani, da lui fondate nel 1825 e ancora attive.. La tesi di Faraday è che l’uvetta agisca come uno stoppino in miniatura, un po’ come quando si versa il brandy su un budino natalizio flambé: è caldo ma non abbastanza caldo da bruciare la frutta. Anche così, però per gli incauti, i maldestri e gli sfortunati, c’era comunque un brutto regalo in serbo.

Se non avete uvetta o prugne secche a portata di mano, vanno bene anche le mandorle, sgusciate però, e qualsiasi bevanda infiammabile può sostituire il brandy.

Una variante più crudele del gioco prevedeva una candela accesa infilata in una tazza di birra o sidro: il giocatore era invitato a bere senza bruciarsi la faccia. Barba o baffi potrebbero aumentare la posta. Negli Stati Uniti il gioco era associato ad Halloween tanto quanto a Natale.

Per aggiungere un tocco d’azzardo al gioco, una delle uvette aveva un bottone d’oro attaccato o, in mancanza, era segnato come il frutto fortunato. All’estrattore dell’uvetta speciale veniva elargito un favore o un regalo a sua scelta. In un’altra variante, si vaticinava che chiunque avesse estratto la maggior parte dell’uvetta avrebbe incontrato l’amore della sua vita entro i successivi dodici mesi. C’è da chiedersi quanti ci siano riusciti.

Il drago di Natale