I magici luoghi

della decima arte

Itinerari e geografie circensi

Prima vennero i teatri, nelle cui eleganti platee d’Europa si esibivano anche i cavalli in competizioni di alta scuola. Poi gli spettacoli di arti circensi cominciarono a viaggiare per il mondo, sotto chapiteaux sempre più grandi. Quindi vennero le piazze, le strade, gli auditorium, i palasport e persino i palazzi. E’ variopinta e mutevole, quanto affascinante, la geografia degli spettacoli circensi. Il critico circense Armando Talas, una delle penne più acuminate di Circus News, analizza il fenomeno in questo articolo per Il Ridotto, prendendo lo spunto dal convegno «Fra circo e teatro» che si è tenuto al Teatro Gerolamo di Milano nell’ambito dell’evento «CircoTeatro Ambrosiano» ideato da Roberto Bianchin e Paride Orfei.  

Mario Serra, olio su legno, fine Novecento. Collezione privata.

Se pensiamo alla “geografia sensibile” del grande geografo francese Frémont, che non utilizza solo la cartografia, ma vorrebbe far comprendere il mondo ricorrendo “al tatto, all’udito, all’odorato, al gusto e alla vista riuniti in un unico concerto”, e se consideriamo la geografia come la descrizione e l’interpretazione della ripartizione degli uomini e delle cose sulla superficie della terra, delle loro reciproche relazioni e interrelazioni, allora può esistere forse una geografia dell’Arte.

Infatti, l’Arte con la A maiuscola, in tutte le sue forme, va sempre cercata, localizzata e, infine, raggiunta; quasi immancabilmente serve un viaggio, breve o lungo che sia, per riuscire a goderne. Peggio, spesso bisogna arrivare in tempo: non c’è nulla di più triste che giungere alla meta quando il sipario sta calando o le ultime note si spengono nell’aria, oppure quando l’agognato museo invita i suoi visitatori all’uscita. Personalmente amo l’arte, in molte sue forme, ma scrivo e mi occupo soprattutto di circo, la Decima Arte. Tratterò quindi, brevemente, della sua geografia, del suo prendere forma nel mondo e adattarsi ai diversi luoghi, quasi fosse un fluido, in grado di riempire e stabilirsi in vari contenitori.

Il circo classicamente inteso, quello che si svolge sotto chapiteau, è itinerante e va quindi intercettato sul suo percorso. Molte anime romantiche immaginano che i circensi vaghino per il mondo senza meta, all’avventura, ma non è così: i grandi circhi tradizionali in tournée hanno delle rotte precise, che ripetono periodicamente con poche variazioni. Abbiamo quindi delle aree geografiche dove cercarli. Spesso questa area corrisponde a uno Stato nazionale; per fare un esempio pratico, troveremo il Circus Knie, che è il Circo Nazionale Svizzero, o il Circus Monti, circo contemporaneo elvetico, solo all’interno dei confini della Svizzera. Esistono poche eccezioni a questa regola generale; per esempio il Circus Roncalli, che dopo aver percorso il nord della Germania, fa solitamente tappa a Vienna, in Austria, varcando il confine nazionale. In generale, tuttavia, ogni Stato ha i suoi circhi itineranti sul territorio, spesso solo in alcune regioni, e questi circhi propongono spettacoli peculiari. Si può dire che raccontino qualcosa di questo territorio, della cultura dove sono immersi. Così ogni circo nel mondo esprime una particolare cultura, tanto che l’estetica e la poetica dei diversi spettacoli differiscono sensibilmente da Stato a Stato e, ancor più, tra diversi continenti.

Tuttavia, il circo non è solo nazionale: esistono forme di circo internazionali, come le Cirque du Soleil, che propone i suoi spettacoli in molte nazioni del mondo. Questa possibilità è offerta dalla facile fruibilità della Decima Arte, che ha un linguaggio universale, non parlato, che vive essenzialmente della tecnica delle diverse discipline circensi, di musica, coreografia e regia. Si potrebbe affermare che anche il circo, nell’era della globalizzazione, ha espresso alcune proposte artistiche di respiro globale. Scendiamo adesso più nel dettaglio, parliamo dei luoghi del circo. Partiamo dagli chapiteau, che possono apparire e scomparire nell’arco di pochi giorni, fugaci luoghi del circo che diventano solo transitoriamente parte del panorama. In alcuni casi, piuttosto rari, possiamo trovarli nei pressi dei centri cittadini; assai più spesso gli chapiteau sorgono nelle periferie, anche per questioni logistiche. Infatti, attorno allo chapiteau nasce ogni volta un insediamento provvisorio, un piccolo villaggio errante, fatto di caravan dove alloggia il personale del circo, ma anche, se si tratta di un circo con animali, delle strutture necessarie alla loro custodia.

Sarebbe tuttavia un errore immaginarli solo nelle periferie delle città, perché alcuni circhi, spesso di piccole o medie dimensioni, propongono i loro spettacoli anche fuori dalle aree urbane, nelle zone rurali o montane, nei luoghi di villeggiatura, ovunque ci sia un pubblico potenziale. Inoltre, il circo non si trova solo sotto chapiteau, nel cuore di questi insediamenti provvisori ed effimeri, ma anche altrove, in altri luoghi. Se ci sono condizioni favorevoli, il circo può anche divenire stabile, e proporre i suoi spettacoli all’interno di edifici in muratura, come il Bouglione a Parigi, il Nikulin a Mosca, il Tower a Blackpool, il Carré ad Amsterdam e molti altri. Esiste persino la possibilità che venga costruito appositamente un edificio per ospitare un particolare spettacolo, come è successo con “O”, lo storico spettacolo del Cirque du Soleil a Las Vegas. Quindi l’arte circense, simile a un fluido in continuo movimento, può anche fermarsi e dimorare per molti lustri in un particolare luogo.

A complicare ulteriormente la geografia dell’arte circense, che meriterebbe la pubblicazione di un atlante illustrato, esistono forme di circo che hanno ancora altri luoghi da raggiungere, come i teatri, le strade e le piazze. I teatri da secoli ospitato la Decima Arte. Già alla fine del Cinquecento, l’epoca splendente del teatro elisabettiano, le discipline circensi trovarono fissa dimora all’interno dei teatri londinesi. E non è solo storia di ieri. Per fare un esempio odierno, il Teatro Gerolamo, nel cuore di Milano, ha ospitato quest’anno (e lo farà anche il prossimo) uno spettacolo circense di rilievo internazionale in occasione del Carnevale Ambrosiano. Quindi il circo abita anche i teatri, dove assume un odore diverso rispetto a quello degli chapiteau viaggianti: un profumo non più di segatura e pop-corn, ma di legno antico, velluto e storia.

Infine c’è il circo di strada, quello degli artisti che lavorano “a cappello”, raccogliendo offerte libere, occasionalmente o nel contesto dei Buskers Festival, iniziative assai popolari, che riscuotono un enorme successo di pubblico. Dunque anche le strade e le piazze possono diventare luoghi del circo, raccogliendo forme artistiche tecnicamente minori, ma non di rado ispirate e fantasiose, dove spicca la capacità d’improvvisazione. Ci sono tuttavia anche numerosi Festival di Nuovo Circo, che uniscono allo spirito vivo dell’arte di strada alcuni spettacoli circensi tecnicamente straordinari. Una trattazione a parte meriterebbe le cirque en paysage, particolare declinazione dell’arte circense che fonda le sue proposte artistiche sull’interazione con l’ambiente naturale. Queste performance non possono essere eseguite ovunque, ma solo in luoghi speciali, altamente suggestivi o di particolare significato, che divengono una sorta di scenografia naturale, viva e cangiante.

L’arte circense mostra così una geografia sorprendente, una capacità d’adattamento che la rendono potenzialmente ubiquitaria; possiede un luogo dedicato, precluso alle altre arti, che è lo chapiteau, ma è in grado di esprimersi brillantemente nei teatri, nelle piazze, nelle strade. Può vagare sulle sue rotte, apparire e sparire di continuo, abitare per decenni in un edificio. Sempre, in ogni caso, si integra all’ambiente e interagisce con il circostante, modificandolo e modificandosi, in un gioco meraviglioso ed eterno.

 

 

 

 

 

 

I magici luoghi della decima arte