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Quadrupedi edili

Una nostra affezionata lettrice ci scrive: «Ma perché si dice putrella per indicare la trave di ferro di sostegno? Mi sembra una parola ben strana, un po’ putrida e anche un po’ puttana. Non sarebbe meglio dire puntella?»

Luca Colferai

Tra tutti i quadrupedi edili, alcuni dei quali citeremo più sotto, putrella è invece etimologicamente la più graziosa. Deriva dal francese poutrelle: «puledra» forse a sottolineare l’elegante sottigliezza della trave in ferro, con profilo a doppio T che sostiene senza sforzo grossi carichi. In francese indicava già nel 1489 una piccola trave di legno, ma dal 1903 con la diffusione sfrenata dell’industria pesante anche nei materiali da costruzione, passò a denominare la trave in ferro e dal francese subito venne ricalcata in italiano. Sia puledra che poutrelle derivano da una probabile voce del latino parlato *pullĕtrum che ha origine da pŭllu(m) («piccolo di ogni animale») di origine indoeuropea e che ha dato poi anche, in italiano: pulcino (latino tardo pullicēnum) e, ovvio, pollo e derivati.

Tra gli altri quadrupedi arruolati nell’edilizia per sostenere durature fatiche troviamo subito il cavalletto l’agile struttura di sostegno utile ad ogni soluzione, per sostenere o sollevare pesi e strutture: la parola è in uso testimoniato sulle carte (addirittura Benvenuto Cellini) dal cinquecento.

Tre gambe invece sembra avere la solida «capriata» (caveriata nel latino medievale del nord, entrata nell’uso generale solo nel novecento) per la struttura triangolare di sostegno per tetti, fatta di travi e derivata, più che dal mammifero, da capra il cavalletto di legno a tre gambe, con carrucola e fune, destinato a sollevare pesi, così detto fin dal 1550.

Era in origine un asino a quattro zampe (in greco kanthelios), e poi un cavallo castrato (canthēriu(m)) il cantiere che troviamo attestato già a Venezia nel 1271 nel latino medievale canterium per indicare la struttura di travi di legno atta a sostenere le imbarcazioni per i lavori di costruzione, riparazione e calafataggio; Daniele Barbaro — cardinale e grande umanista esperto d’architettura e ottica — scrive nel 1556 «si usa di dire tra noi la galera è in cantieri quando è fatto il suo corbame»; dalla struttura di sostegno all’officina ove si lavora a vari mestieri di costruzione il passo è stato breve anche se la diffusione nell’italiano moderno, anche in questo caso, è relativamente recente. ★

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Gio, 11/01/2012 - 12:00

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