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romanzi

Vegliardi bugiardi
oppure no?

Tre libri di memorie artefatte in cerca della verità

Il principio basilare della prestidigitazione, della cattiva politica e dei matrimoni andati a male, è attirare l’attenzione da un’altra parte. Anche alcuni libri si giovano di questo principio, ma i risultati sono invece a fin di bene e ne sono venuti fuori dei capolavori. Vi suggeriamo tre titoli da rileggere.

Roberto Bianchin

l.c. — Cominciamo dall’inizio. Il re della diversione, della circonvoluzione, della distrazione continua del lettore, è ancor oggi Laurence Sterne (1713 – 1768). Nella Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, pubblicato in Inghilterra a rate in nove volumi tra il 1760 e 1767, l’autore racconta tutto tranne la vita e le opinioni del protagonista, avviluppando la narrazione in un moirée di spassosissime considerazioni, avventure e disastri combinati con larghezza di mezzi e dispendio d’intelletto dalla infaticabile famiglia Shandy, dai suoi annessi e connessi; più una serie di intermezzi altrui, di racconti interpolati, di commenti secondari; viaggi, assedi, citazioni, malanni, magagne, battaglie, disegni, tipogrammi. Scopo appena nascosto ad una lettura superficiale: farla finita con il tempo. Da leggere e rileggere. Soprattutto pensando al resto della letteratura europea di quel periodo.

Saltiamo subito, a sorpresa, al grandissimo Zeno Cosini di Italo Svevo (1861 – 1928), la cui Coscienza (1923) è abilmente coperta dalla maschera dell’inettitudine (anche e soprattutto a causa della complicità di un secolo di letture scolastiche) per nascondere la sottile ragnatela di disgrazie altrui deliberatamente provocate dal protagonista, e abilmente camuffate come il finto/riuscito suicidio del cognato. C’è voluto un critico della grandezza di Mario Lavagetto per indicare puntualmente che Zeno è solo un vecchio signore che mente spudoratamente, tanto da tirare in ballo addirittura l’apocalisse finale per dissimulare le proprie malefatte. Da rileggere senza meno sotto questa prospettiva; mentre i maturandi sono pregati di ignorare quanto qui scritto pena la bocciatura.

Concludiamo la triade di vegliardi bugiardi con il più pirotecnico indiavolato irresistibile degli affabulatori di carta: quella vecchia simpatica canaglia di Barney Panofsky in La versione di Barney del canadese Mordecai Richler (1931 – 2001). Pubblicato nel 1997 è il racconto confessione lungo tutta una vita di un vecchio e ricco ebreo senza fede, bastardo, alcolizzato, puttaniere e produttore televisivo (che è in assoluto la sua colpa più grave di fronte all’umanità). Oltre a tutto gli sta conclamando anche l’Halzaimer per cui non ricorda i nomi dei sette nani (neanch’io). Matrimoni, amicizie, inimicizie e tantissimo alcol e moltissimi sigari si susseguono in una sarabanda di digressioni. Il maestro della prestidigitazione narrativa novecentesca è decisamente irresistibile. Anche perché fino alla fine non si riesce a capire se dice il vero o il falso.

E ricordate: il primo che parla di autobiografie finisce fuori della porta.★

Lo Straniero dal Lungo Naso di Strasburgo, illustrazione di…
Laurence Stern
Italo Svevo
Mordecai Richler
Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo
Mar, 05/01/2012 - 12:00

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