Tu sei bello come sei

Vizi privati e pubbliche virtù

Maradona era drogato, Hemingway alcolizzato, Van Gogh matto da legare, Woody Allen pedofilo, secondo le accuse di una parte della sua famiglia. Legittimo (ma pericoloso) discettare sulla necessità, e la sostanziale impossibilità, di distinguere tra l’uomo e l’artista. E sul criterio di giudicare, e spesso apprezzare, il loro lavoro e la loro arte. Per poi comunque finire come al bar a domandarsi se era meglio Maradona o Pelé.

Joe E. Brown a Jack Lemmon nella scena finale di A qualcuno piace caldo, regia di Billy Wilder 1959; fonte: gifer.com).

COSMOPOLI — Francamente non m’importa nulla se Diego Armando Maradona era un drogato. Se Ernest Hemingway era un alcolizzato. Se Vincent Van Gogh un pazzo furioso. Se Woody Allen un pedofilo, stando almeno alle accuse della figlia adottiva e dell’ex moglie. E ho detto i primi nomi che mi son venuti in mente, potrei farne molti altri. I loro vizi privati riguardano solo loro e chi ha a che fare con loro. Se la vedano loro. Noi che guardiamo dal di fuori, e da lontano, possiamo parlarne certo, se ci interessa o se ci aggrada, ma non abbiamo alcun diritto di giudicare. Abbiamo tutti i diritti, viceversa, di giudicare – e spesso apprezzare e gioire – il loro lavoro. La loro arte, in questi casi: come si disegna la traiettoria di un pallone all’incrocio dei pali, come si scrive un libro, come si dipinge un quadro, come si gira un film.

E non è, come sostiene qualcuno, che bisogna distinguere l’uomo dall’artista. No, non è questo, anche perché molto spesso l’artista, e quindi la sua opera, è indistinguibile dall’uomo, cioè quello che fai dipende anche da che tipo di uomo (o di donna) sei e da quello che la vita ti ha messo davanti. Je suis comme je suis (Jacques Prévert, Juliette Greco). Per capirci, se un tipino come Giacomo Leopardi (per l’anagrafe Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi, 1798-1837), si fosse trombato tutte le contadine di Recanati, come gli sarebbe sicuramente piaciuto fare, probabilmente non sarebbe diventato un poeta così tormentato. Non si tratta quindi di dividere l’uomo dall’artista, operazione tra l’altro pressoché impossibile, ma di valutare e godere l’opera dell’artista evitando accuratamente di occuparsi dell’universo, spesso deludente e misero, dell’uomo, non di rado lontano anni luce dalla grandezza della sua arte. In fondo, nessuno è perfetto (Joe E. Brown a Jack Lemmon nella scena finale di A qualcuno piace caldo, 1959).

Allo stesso modo non m’importa nulla stabilire se Maradona è megl’e Pelè, come dicono a Napoli (e ci hanno fatto pure una canzone). Perché è stato il più forte (anche di Pelé), titola in prima pagina la Gazzetta dello Sport a firma di Luigi Garlando. Non sono d’accordo. Primo perché non ha senso, neanche nelle chiacchiere da bar, paragonare epoche così diverse. Il calcio di Pelé non era quello di Maradona e il calcio di Maradona non era quello di Messi. Troppo diversi. È cambiato tutto negli anni, come è cambiato il mondo. È cambiata la tattica, la velocità, la preparazione tecnica, la formazione atletica, i sistemi di allenamento, i supporti tecnologici, l’alimentazione. Tutto, insomma. L’unica cosa certa che si può dire, senza timore che sia una stupidaggine, è che Maradona è stato senza dubbio il miglior calciatore al mondo del suo tempo, come Pelé lo è stato del suo (tempo) e Messi lo è del tempo presente, cioè di adesso. Tutto gli altri vengono dietro.

Se poi volete un parere personale, tanto per stare a questo sciocco gioco, io sul podio più alto ci metto sempre Pelé. O rey. Perché più completo come giocatore (disponeva di entrambi i piedi e della testa, i nani Maradona e Messi hanno solo il piede sinistro), più continuo nel rendimento, più longevo di carriera. Certo, anche Diego Armando,si fosse speso di meno, avrebbe potuto (forse) arrivare agli ottant’anni di Pelé. Ha preferito bruciarsi la vita. In fondo non era più felice, era diventato un uomo molto triste da quando aveva smesso di giocare. Non si divertiva più. La sua vita aveva avuto un senso solo finché tirava calci ad un pallone dentro un rettangolo verde. Non ha fatto male a nessuno tranne che a sé stesso. A noi, a chi ama il gioco più bello del mondo, ha regalato solo cose belle. Ti sia lieve la terra, Diego Armando, lo avrebbe salutato Gianni Mura. E non ti curare delle chiacchiere. Tu sei bello come sei (Mal dei Primitives, 1969).

LA PAGELLA


Diego Armando Maradona. Voto: 10

Edson Arantes do Nascimento (Pelé). Voto: 10+

Lionel Andrés Messi Cuccittini. Voto: 10-

Ernest Hemingway, Vincent Van Gogh, Woody Allen. Voto: 10

Jacques Prévert, Juliette Greco. Voto: 10

Jack Lemmon. Voto: 8

Giacomo Leopardi. Voto: 7,5

Luigi Garlando. Voto: 5,5

Gianni Mura. Voto: 10+

Paul Bradley Couling (Mal). Voto: 7,5

 

Tu sei bello come sei