Quanti finti
circhi Orfei
Il domatore Nando Orfei detto Nandino, scomparso nei giorni scorsi all’età di ottant’anni, era un uomo mite e coraggioso. Portava le sue cicatrici come medaglie. Negli ultimi anni, lungo il viale del tramonto, il suo sguardo si era intristito. Perché aveva perso il Circo dei suoi tempi, quello con l’iniziale maiuscola. Perché non trovava più il circo dei sogni, quello delle mille e una notte.
Gli anni belli, quelli dei grandi successi, dei trionfi, del luccicante chapiteau tirato su insieme ai fratelli Liana e Rinaldo, erano ormai ricordi lontani, sbiaditi. Anche il circo NandOrfei, che poi per anni aveva portato avanti da solo, con la moglie Anita e i figli Ambra, Paride e Gioia, aveva mestamente chiuso i battenti, dopo un triste tentativo di andare incontro ai venti della contestazione, abolendo gli animali. Proprio lui, che era stato un grande domatore. Che umiliazione.
Ma neanche questo era servito a contrastare il declino. Negli ultimi anni, perché non sapeva comunque stare lontano dalla pista, si era piegato a prestare il suo nome, che era un nome importante, una garanzia, ad altri circhi, dei Bellucci, degli Errani, dei Vassallo, degli Anselmi. Spettacoli non sempre all’altezza. Lui non andava più in gabbia, l’aveva lasciata da tempo. Talora presentava, giacca rossa e parrucchino, come sempre. Altre volte, quando si sentiva più stanco, appariva solo alla fine dello spettacolo, come fa Moira, la cugina, per un saluto, per un ultimo, tiepido, tristissimo applauso.
Proprio insieme a Moira, a Liana, a Rinaldo, Nandino è stato uno dei grandi artisti che hanno fatto la storia del circo italiano. Uno dei pochi Orfei veri in un mondo, quello del circo italiano, segnato dallo scandalo dei finti circhi Orfei. Un malcostume che dura da alcuni decenni, da quando alcuni circhi di infimo ordine hanno cominciato a fregiarsi abusivamente del cognome di una delle famiglie più note e blasonate, insieme ai Togni, del circo italiano. Per avere – ingannandolo – più pubblico.
Una serie di cause in tribunale, intentate una decina di anni fa dal circo di Moira Orfei ai finti circhi Orfei, aveva fermato il fenomeno, con molte sentenze che avevano proibito ai finti circhi Orfei di continuare ad utilizzare indebitamente il marchio Orfei. Ma passati alcuni anni, il fenomeno è riesploso, incontrollato.
Oggi un quarto dei circhi italiani – venticinque su cento – porta l’insegna Orfei, secondo l’elenco del sito specializzato Circusfans. La maggior parte sono finti Orfei. Non sta a noi indicare quali, dal momento che molti contenziosi legali sono aperti, e alcuni di questi complessi sostengono di averne il diritto, dal momento che vantano parentele, seppur lontane, a volte lontanissime, con membri della grande famiglia Orfei, o comunque con persone che di cognome fanno Orfei anche se non hanno nulla a che fare con la dinastia circense.
In ogni caso, caracollando su e giù per la penisola, si può aver la fortuna di incontrare i circhi di Dea Orfei, Morena Orfei, Katty Orfei, Miranda Orfei, Nelly Orfei, Romina Orfei, Sandra Orfei, Viviana Orfei, Rolando Orfei, Amedeo Orfei, David Orfei, Sergio Orfei, Paolo Orfei, Donato Orfei, Paride Orfei, Mario Orfei, Oscar Orfei. C’è un Armando Orfei che si è fatto addirittura in quattro, tanti sono i complessi che portano il suo nome: il Supercirco, l’Oscar Orfei (insieme a Romolo Bimbo Martini), l’Armando Orfei Millennium (insieme ai Coda Prim), e l’Armando Orfei Revolution (caspita!, insieme ai Niemen). Proprietaria di un Oscar Orfei risulta anche una certa Giovanna Papini Orfei. Mentre a una non meglio precisata famiglia Orfei risulta appartenere un Harley Show, e la famiglia di Moira Orfei e Walter Nones figura invece titolare, insieme ai Martini, dell’Orfei Fantasia Equestre.
Gli Orfei sono una famiglia piuttosto numerosa, è vero. Ma i circhi Orfei in circolazione sono davvero un po’ troppi. Anche perché gli spettacoli che propongono, esclusi Moira e pochi altri, generalmente sono scadenti. E non fanno onore al nome Orfei. Neanche a Nandino. ★