Il declino del plantigrado
Chiude dopo neanche un mese il blog di Trump
Inaspettatamente l’ex presidente degli Stati Uniti, che fece il suo successo sulle reti sociali mandando continui messaggi di dubbia semantica, claudicante grammatica e pessimo gusto, ha chiuso il suo sito Dalla scrivania Donald J. Trump. Dopo meno di un mese di vita.
Nelle intenzioni (sue e dei collaboratori) doveva essere la piattaforma della vendetta dopo che Twitter e le altre reti sociali avevano bandito il presidente non solo per l’insopportabile prepotente falsità dei suoi continui messaggi, ma infine per aver sobillato i facinorosi insurrezionalisti ad attaccare il Campidoglio il giorno della Befana (6 gennaio 2021).
Ma l’efficacia del pulpito personale è stata subito messa in discussione: dopo l’apertura del sito, il 5 maggio 2021, le visite sono crollate: 159mila il primo giorno; 15mila tre giorni dopo (secondo un’analisi del Washington Post).
Un consigliere di Trump ha dichiarato (al Washington Post, a condizione di anonimato) che l’ex presidente era particolarmente infuriato dal fatto che i navigatori si prendessero gioco del suo blog invece di leggerlo.
L’assistente senior di Trump, Jason Miller, ha esopianamente minimizzato, giustificando il ritiro forzato del sito come «ausiliario agli sforzi più ampi che abbiamo e su cui stiamo lavorando». Che nessuno per il momento sa quali siano.
Dalla scrivania di Donald J. Trump è stato preceduto nella chiusura da Trump Airlines, Bevande Trump, Trump: The Game, numerosi casinò Trump, Trump Magazine, Trump Mortgage, Trump Steaks, un sito web di viaggi Trump, Trump Telecom, Trump University, e Trump Vodka.
Ciò potrebbe essere di stimolo per interessanti ragionamenti sulla potenza delle reti sociali, sull’odierna totale confusione di ruolo tra influenzatori e politici. E spiegare interessanti misteri socioculturali sull’ascesa di personaggi estremamente inconsistenti ma pericolosamente tracotanti in varie parti del mondo (compreso il nostro Paese). Buon ragionamento.