Lo spettacolo comico

della dittatura

Un sarcastico pamphlet di A.C. Whistle

Noto come sulfureo poeta erotico (alcuni lo ritengono la reincarnazione di Pietro Aretino), A.C. Whistle, nom de plume dietro al quale si nasconde una nota e bizzarra figura d’intellettuale attivo nella Capitale (è anche autore e regista), si cimenta ora nella prosa. In un agile volumetto intitolato «Dittature, tutto quanto fa spettacolo», edito da Kulturjan Edizioni, si diverte a sbeffeggiare, con leggerezza ed ironia, miti e mode del fascismo e del nazismo. Fatti e misfatti noti e meno noti ripassati al vaglio di una scrittura brillante e mordace.   

“La plebe è barbara e trasforma la libertà in anarchia, i governi dei Gentili usano l’astuzia, noi combatteremo con la forza. I popoli cristiani sono fuorviati dall’alcol, grazie ai nostri agenti che hanno indotto i giovani a ubriacarsi di frequente e a dedicarsi alle orge grazie alle nostre donne infiltrate nei luoghi di divertimento. Fummo noi a diffondere il motto “Libertà, fraternità, uguaglianza”, i Gentili ci hanno creduto minando alla base le loro nazioni e così sopra le rovine di un’aristocrazia naturale ed ereditaria stiamo costruendo un’aristocrazia nostra a base plutocratica”.

Che parole alate. Che concetti elevati. So bene che vi state chiedendo chi possa averle pronunciate, se un etilista in trattamento, un suprematista (che poi è la stessa cosa), un plutocrate, un oligarca, un negazionista, un fuggiasco da un ospedale psichiatrico della bassa veronese, un brigatista non pentito, un agente del Fsb (Federàl’naja sluzba bezopàsnosti Rossijskoj Federàcii, il servizio segreto russo), un pastore tossicomane della Barbagia, un iscritto a Forza Nuova, un sottosegretario del governo in carica.

Niente di tutto questo. Si tratta viceversa del Protocollo 1dei ventiquattro famosi (famosi si fa per dire) Protocolli dei Savi di Sion, 266 pagine di autentiche puttanate uscite dal congresso sionista di Basilea del 1897, probabilmente un falso opera della polizia segreta zarista per rafforzare la credenza che il bolscevismo fosse parte del complotto ebraico per il dominio sul mondo, ma considerato invece attendibilissimo, sia ieri che ancor oggi, da torme di nazisti e fascisti decerebrati. 

Aver riesumato, per il divertimento di chi legge, questa e altre fantastiche cazzate, è merito di uno scrittore (ma anche, e soprattutto, poeta) alquanto bizzarro, che per pudore o chissaché cela la sua vera identità sotto l’ambiguo nom de plume di A.C. Whistle, ben noto ai lettori de Il Ridotto per le sue sulfuree rime erotiche, come i nuovi dubbi in puro stil novo aretiniano, recensite su queste pagine alcuni anni orsono (2018). Ora il nostro poeta Antonio C. (ops) nato alle pendici dei Nebrodi ma emigrato da lustri nella città eterna, giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, ma anche autore brillante e regista teatrale, si cimenta in prosa nella forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

Nasce così questo agile volumetto intitolato “Dittature, tutto quanto fa spettacolo” (Kulturjam Edizioni), tanto divertente e godibile nei testi ironici, sarcastici e dissacratori, giocati (giustamente) più sul dileggio che sul disprezzo, quanto impresentabile da quel faccione truce in copertina che mi obbliga a tenere il libro girato a faccia in giù sulla mia antica scrivania ingombra di copertine allegre e colorate di discinte ragazze in fiore, cavallerizze al galoppo e acrobate in volo.

Whistle, con arguzia, leggerezza e voglia di giocare, raccoglie una serie di storie e documenti, come i sonetti fascisti richiesti a Trilussa, i divertimenti del dopolavoro fascista, il delirio del Pinocchio fascista, le farneticazioni della difesa della razza, le nefande imprese dell’esercito italiano in Etiopia, le allucinazioni del Mein Kampf (attenzione, la lettura provoca una terribile dolenzia alla sacca scrotale), e le pretese storico-filologiche degli epigoni fascisti del presente sulle vestigia fisiche del regime ancora presenti nel nostro territorio.

Perché lo ha fatto? Spinto da quale istinto maligno? Luca Falorni, in prefazione, scomoda nientemeno che il padre nobile della satira e dell’umorismo colto del Novecento, Ennio Flaiano. L’autore, in premessa, vola più basso citando Catenacci, il gerarca di Giorgio Bracardi. E spiega, serafico, che non ha trovato di meglio della chiave dell’umorismo per trattare alcuni aspetti, noti e meno noti, del fascismo e del nazismo. Nella speranza di “strappare qualche sorriso a dispetto della crudezza dei temi trattati”.

A.C. Whistle, “Dittature, tutto quanto fa spettacolo”, Kulturjam Edizioni 2023. Roma. Pagine 116, Euro 16. edizioni@kulturjam.it

       

Lo spettacolo comico della dittatura