Turpiloquio sistemico

Sarebbe anche ora di finirla di dire le parolacce in politica

Bene. Essendo veneziani, siamo adusi ad un vernacolo ricco di solecismi e idiotismi, metafore e metonimie, di basso e vigoroso riferimento alla sfera anatomica riguardante l’attività sessuale ed escretoria del corpo umano. Addirittura annoveriamo tra i nostri antenati il più grande poeta della musa erotica, Zorzi Alvise Baffo, conosciuto italianamente come Giorgio Baffo.

Egli medesimo (Zorzi Alvise Baffo) diceva e scriveva, per allontanare i sospetti dell’occhiuta repressione settecentesca veneziana, che nei suoi componimenti non si parlava affatto di politica, ma solo, appunto di organi riproduttivi maschili e femminili, più altre zone erogene del corpo umano di entrambi i sessi e pure di altre funzioni corporali non propriamente sessuali ma comunque pruriginose.

Nei tempi moderni i veneziani, approfittando di una curiosa incapacità altrui di intendere pienamente il nostro dialetto, hanno esteso questa prolifica abbondanza terminologica infiocchettando il proprio eloquio delle più sperticate e vertiginose allusioni, illusioni, delusioni, nonché espliciti riferimenti lessicali, all’area genitale e consimili, rivolgendoli apertamente a chicchessia.

Tutto ciò fa sì che, se mai vi è stato in questo paese un popolo particolarmente versato nel turpiloquio, a ragione e a sragione, ebbene non è per vantarsi, ma la palma del vincitore andrebbe proprio agli aborigeni e agli acclimatati della laguna di Venezia.

Eppure, cotanto uso di termini bassi, genitali o scatologici, è, sebbene pubblicamente, usato solo in certi contesti: l’ira o l’ilarità, la trasgressione, il confronto animalesco, nelle calli, nei campi, nei campielli, e via topologicamente dicendo; nelle sale da pranzo, nelle camere da letto, nei corridoi, nelle sale, negli ambulacri d’ogni tipo.

Anche i militari (e noi, che abbiamo fatto il militare il secolo scorso, possiamo testimoniarlo con grande gioia) hanno fatto nelle caserme grande uso di riferimenti espliciti surrettiziamente definiti volgari. Personalmente ricordo colonnelli e tenenti colonnelli raggiungere vette insuperabili per affabulazione e mimica gestuale.

Personalmente anche ci compiaciamo di rinnovare quotidianamente l’abbondanza retorica di figure, immagini, suoni, di tal fatta, per il nostro e l’altrui diletto o disappunto.

Però noi non siamo ministri, né lo siamo stati, né mai ambiremmo ad esserlo (per il nostro e il vostro bene). Né andiamo in televisione ad arringare le masse (per il nostro e il vostro bene). Che l’ex ministro della Difesa — già vicepresidente del Parlamento europeo — senatore dei Popolari per l’Italia (Mario Walter Mauro,classe 1961), un signore anche distinto dal capello argentato, vada in televisione mandando «a fare in …» coloro che non la pensano come lui è il segno evidente della totale deboscia intellettuale e culturale di una classe dirigente priva persino dei requisiti minimi del vivere civile.

Taciamo degli oppositori, che ci ribrezzano ancor di più (persino nello stile degli addobbi piliferi facciali). E insistiamo dicendo che comportandosi così si finisce infine per svilire soprattutto ciò che si vuol difendere. E per concludere una buona volta: uno così bisogna non votarlo mai più. ★

Ci sarà mai vita intelligente nell'universo?

Turpiloquio sistemico