Pionieri del volo
John Stringfellow, l’inglese in anticipo sul decollo
Tutti danno per scontato che il primo volo di un aeromobile fu quello dei fratelli Wright, negli Stati Uniti, nel 1903; ma quasi mezzo secolo prima, un intraprendente imprenditore inglese stava già progettando la prima compagnia aerea del mondo.
FRIMSLEY — Felix Mendelsohn ha perfettamente incapsulato l’ambizione dell’uomo di emulare gli uccelli nel verso finale del suo inno, Hear My Prayer; «O’ per le ali di una colomba, per le ali di una colomba, lontano, lontano vorrei vagare». C’è qualcosa di liberatorio nell’idea di librarsi nell’aria.
Il mito greco di Dedalo e Icaro racconta di come si legarono ali ricoperte di cera e volarono verso il tramonto per sfuggire al crudele re cretese, Minosse. Icaro, però, ignorò le istruzioni di suo padre e volò troppo vicino al sole. La cera si sciolse, cadde a terra e morì.
Sicuramente un duro promemoria dei pericoli dell’hybris, ma il mito comunque mostra che il desiderio di volare dell’uomo è stato profondamente radicato nella sua psiche per millenni, un desiderio veramente soddisfatto solo nel XX secolo.
In effetti, i documenti mostrano che diversi tentativi di volo furono fatti molto prima che Leonardo da Vinci si dedicasse all’argomento. A Córdoba, l’erudito del IX secolo, Abbas ibn Firnas, si coprì il corpo di piume, attaccò un paio di ali, salì in alto e si lanciò in aria. Ha volato per una distanza considerevole, ma «scendendo di nuovo nel punto da cui è partito, la sua schiena era molto ferita». Una statua del poeta Abbas Ibn Firnas è stata creata nel 1973 dallo scultore Badri al-Samarrai e collocata all’inizio della Baghdad International Airport Road.
Più vicino a casa (qui in Britannia, intendo), Guglielmo di Malmesbury riferì in Gesta Regum Anglorum (1125) che un compagno monaco, Eilmer, con le ali fissate alle mani e ai piedi, salì sulla torre dell’abbazia di Malmesbury e volò per più di un furlong (oggi 201,168 metri). L’atterraggio fu disastroso: «Agitato qua e là dalla violenza del vento e dal turbinio dell’aria, nonché dalla consapevolezza del suo tentativo avventato, cadde, si ruppe entrambe le gambe e rimase zoppo per sempre».
Abu Nasr Al-Jawari è famoso per aver compilato l’al-Sihah, il lessico arabo di riferimento del Medioevo, noto per essere stato il primo a mettere le sue voci in ordine alfabetico. Ha anche guadagnato una piccola nota nelle cronache di storia aeronautica. Per aggiungere un po’ di pepe alla sua vita altrimenti noiosa tra gli archivi, alla fine dell’XI secolo salì sul tetto di una vicina moschea indossando un paio di ali. Buttandosi giù, precipitò a terra e morì sul colpo. Uno studente doveva finire il suo dizionario.
I fratelli Montgolfier furono i primi a sfruttare una forza non umana per ottenere il decollo, costruendo un pallone di seta e rivestito di carta, di circa 11 metri di diametro, e sospinto da aria calda. Dopo alcuni esperimenti su scala ridotta (uno, fuori controllo, fu distrutto dall’«indiscrezione dei passanti» come ricorda Étienne nel suo diario) il 4 giugno 1783 la prima vera mongolfiera si alzò, senza equipaggio, dal mercato di Annonay, raggiungendo un’altezza vertiginosa di quasi duemila metri. Il suo viaggio di quasi due chilometri fu compiuto in circa dieci minuti. Per gli appassionati di aeronautica come John Stringfellow il loro successo aprì un mondo di possibilità.
Stringfellow (1799-1883), nato a Sheffield, di giorno fabbricava bobine per macchine per la produzione di merletti nella città di Chard, nel Somerset, ma trascorreva il suo tempo libero lavorando su palloni azionati da elica, uno dei quali atterrò sulla vicina Windwhistle Hill nel 1831 (ora curiosamente un focolaio di creature soprannaturali e avvistamenti ufo).
Più avanti in quel decennio incontrò William Henson, che gestiva un filatoio a Oram, e la coppia iniziò a perseguire il sogno di costruire una macchina volante semovente in grado di trasportare persone e merci. Nel 1840 erano impegnati nell’osservazione del volo degli uccelli e nello studio di corvi impagliati per stabilire il rapporto ottimale tra dimensione dell’ala e peso per ottenere il decollo.
Abbandonando l’idea di ali mobili, si concentrarono su ali statiche impostate ad angolo e un motore a vapore come fonte di energia per la propulsione. Con indubbio stupore dei suoi compagni di viaggio, Stringfellow occupò il proprio tempo durante un viaggio in treno per Londra lanciando dalla finestra modelli con diverse forme e dimensioni delle ali per testare quale sarebbe stato il più adatto.
Brevettarono l’Aerial Steam Carriage nel 1842 e l’anno successivo fondarono la Aerial Transit Company, potenzialmente la prima compagnia aerea al mondo. Tuttavia, i progressi visibili furono lenti e nel 1845 Henson perse interesse, si sposò ed emigrò in America dove brevettò un rasoio di sicurezza.
Stringfellow era invece molto più determinato, e doveva esserlo. I suoi tentativi di ottenere il decollo lo esponevano al ridicolo e al disprezzo dei degni abitanti di Chard, tanto che condusse i suoi esperimenti approfittando della copertura del buio della notte per sfuggire alle attenzioni degli schernitori. Quando giudicò la sua macchina (che vantava un’apertura alare di sei metri) era pronta a volare, la fece trasportare a Bala Down, mezzo miglio a ovest di Chard.
Ahimè, la rugiada del primo mattino aveva reso il tessuto sulle ali più pesante del previsto e il motore aveva una spinta insufficiente per decollare. Ogni giorno per sette settimane Stringfellow cercò di far volare la macchina, ma ogni volta l’apparecchio si rifiutò ostinatamente di decollare. Doveva ammettere la sconfitta.
Imperterrito, John apportò modifiche significative al design. All’epoca il vapore era l’unica forma praticabile di propulsione, ma sviluppando una sottilissima caldaia in rame (del peso di appena trecentoquaranta grammi) fu in grado di produrre un motore leggero.
Per l’aeromobile, dispiegò un telaio in legno leggero e ali ricoperte di seta (simili a quelle dei pipistrelli), dimezzò l’apertura alare a tre metri e usò due enormi eliche controrotanti per fornire stabilità laterale. Il tutto pesava circa quattro chili.
Mancando di una pinna verticale, l’aereo avrebbe sbandato lateralmente alla minima turbolenza. Molto accortamente Stringfellow condusse le sue prove in una grande stanza vuota nel Filatoio di Oram. Sebbene l’aria fosse immobile, le dimensioni vincolate dello spazio a disposizione davano ben poco margine di errore e così fece scorrere la macchina lungo un cavo per assicurarsi che viaggiasse nella giusta direzione e alla giusta velocità per il decollo.
Anche così, però, la prima prova nell’estate del 1848 si concluse con una delusione: l’aereo salì bruscamente, poi si fermò prima di ricadere sulla coda. Nel secondo tentativo la macchina volò per quasi dieci metri a una velocità di circa venti chilometri miglia all’ora, prima di fare un buco nello schermo di tela alla fine dello stanzone. Stringfellow aveva fatto decollare il primo veicolo aereo senza equipaggio del mondo.
Anche suo figlio, Frederick, era rimasto contagiato dalla mania del volo e insieme (e individualmente) costruirono diverse macchine volanti a vapore. Alla mostra del 1868 al Crystal Palace, John mostrò un triplano che decollò in diverse occasioni e, per buona misura, vinse il primo premio per il suo progetto per una caldaia a sei unità. Nonostante questi successi, l’inizio della vecchiaia, e la sua morte nel 1883, fecero sì che il suo sogno di costruire un aereo in grado di portarlo in alto rimase tristemente insoddisfatto. Venti anni dopo i fratelli Wright (il 17 dicembre 1903, a Kill Devil Hills, Kitty Hawk, Carolina del Nord) avrebbero finalmente realizzato il sogno di Dedalo e Icaro, dimostrando che gli schernitori si sbagliavano e conquistando la fama duratura di cui godono ancora oggi.
Tuttavia, la fama non è completamente sfuggita a John Stringfellow. Mentre i suoi successi sono volati da tempo sotto lo schermo radar della storia, a Chard è ricordato da un modello in bronzo della sua macchina volante (in High Street), vari modelli sono conservati nella collezione del Museo della Scienza di Londra e, in modo assolutamente bizzarro, il suo design è stato presentato su un francobollo cambogiano nel 1987. Inoltre, il prototipo su cui ha lavorato con Henson ha essenzialmente stabilito la base per la progettazione degli aerei per decenni.
Il 30 maggio 1912, quando il primo aeroplano visitò la città di Chard, l’aviatore francese Henri Salmet atterrò con il suo Bleriot davanti a una folla di circa tre o quattromila persone. Anche se il francese era in ritardo, avendo seguito a occhio la linea ferroviaria sbagliata, trovò comunque il tempo per rendere omaggio alla tomba di Stringfellow.