Ofelè fa el to mesté
I politici dovrebbero fare i politici e i magistrati fare i magistrati. Al processo di Catania contro l’ex ministro leghista degli interni Matteo Felpa Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato per aver trattenuto per cinque giorni a bordo della nave della guardia costiera Gregoretti cento e trentuno migranti soccorsi nel Mediterraneo nel luglio del 2019, succede invece tutto il contrario. Cronache di un malcostume italico nato nella stagione di Tangentopoli che arriva da lontano e continua a fare danni sbagliando obiettivi.
COSMOPOLI — Ofelè fa el to mesté. Il vecchio detto popolare milanese («pasticciere fai il tuo mestiere»), è sempre validissimo. E quello del pasticciere, logico, è solo un esempio. Vale per tutti. Vuol dire anche, nel caso che ci interessa, che i magistrati devono fare i magistrati e i politici devono fare i politici. Ma i tempi cambiano. Ci sono politici che fanno i comici (pur facendo pochissimo ridere), e vorrebbero fare i magistrati, e ci sono magistrati che fanno i politici, o meglio, che tentano di sostituirsi ai politici (e agli elettori), per protagonismo, fanatismo ideologico o smania di potere. Un brutto vizietto, preso ai tempi di Tangentopoli, che non hanno ancora perso.
L’ultimo avvilente episodietto è il processo in corso a Catania contro l’ex ministro leghista degli interni Matteo Felpa Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato per aver trattenuto per cinque giorni a bordo della nave della guardia costiera Gregoretti, cento e trentuno migranti soccorsi nel Mediterraneo nel luglio del 2019. Un fatto aberrante. E un comportamento, a mio giudizio, esecrabile, da condannare duramente: moralmente e politicamente. Ma la magistratura non c’entra, non deve entrarci. Si tratta di una scelta politica, pure orribile secondo il parere chi scrive, ma politica, non di un reato penale. Un ministro può essere mandato a processo se ruba, se uccide, se trama contro lo Stato (alto tradimento), non se prende una decisione politica, sia pure discutibile, nell’ambito delle sue competenze.
Accade invece che il tribunale di Catania (giudici Nicola La Mantia, Paolo Corda, Sandra Levanti), decida di incolparlo di sequestro di persona, e che il tribunale dei ministri (sezione di Catania), e poi il Senato, concedano l’autorizzazione a procedere, avviando così il processo, nonostante che lo stesso procuratore siciliano, Carmelo Zuccaro, avesse chiesto l’archiviazione dell’inchiesta ritenendo che non fosse stato commesso alcun reato. Tesi ribadita anche in aula in questi giorni, con la richiesta di proscioglimento.
Che tristezza. Magistrati che mettono sotto processo decisioni politiche sostituendosi ai politici, secondo un vecchio inquietante copione già visto, e politici che si sostituiscono ai magistrati autorizzando processi farsa per reati inesistenti, per i soli fini di lotta politica. Non hanno ancora imparato, gli uni e gli altri, che i nemici politici (meglio sarebbe chiamarli avversari, ma viviamo stagioni di odio, quindi va bene nemici), non si battono per via giudiziaria, almeno nei Paesi cosiddetti democratici, ma si battono politicamente, convincendo la gente a non votarli, e soprattutto facendo meglio di loro.
LA PAGELLA
Matteo Felpa Salvini. Voto: 4
Tribunale di Catania. Voto: 4
Senato della Repubblica Italiana. Voto: 4
Procura di Catania. Voto: 7