Salviamoli
ci sono anche loro
Uomini, donne, bambini e animali
E’ un piccolo problema, per carità, rispetto al grande dramma che si sta consumando. Ma è pur sempre un problema. E piuttosto grave, anche. Perché ci sono delle persone, uomini, donne, bambini, e degli animali, che non stanno morendo di coronavirus ma stanno morendo di fame a causa del coronavirus. Sono gli artisti e gli animali dei circhi italiani (un centinaio i circhi, duemila gli animali più diversi, dai cavalli ai cammelli, dalle tigri ai leoni agli elefanti, alcune decine di migliaia i posti di lavoro). Sono costretti alla fame, loro e i loro animali, per l’impossibilità di dare spettacoli e quindi di incassare i soldi necessari alla sopravvivenza quotidiana. Loro non possono fare nient’altro, nemmeno cercare un altro posto di lavoro, dato che è tutto chiuso. Noi qualcosa possiamo fare.
E’ un piccolo problema, per carità, rispetto al grande dramma che si sta consumando. Ma è pur sempre un problema. E piuttosto grave. Perché ci sono delle persone, uomini, donne, bambini, e degli animali, che non stanno morendo di coronavirus, ma stanno morendo di fame a causa del coronavirus.
Sono gli animali e gli artisti dei circhi italiani (un centinaio i circhi, duemila gli animali più diversi, dai cavalli ai cammelli, dalle tigri ai leoni agli elefanti, alcune decine di migliaia i posti di lavoro), costretti alla fame, loro e i loro animali, data l’impossibilità di dare spettacoli e quindi di incassare i soldi necessari alla sopravvivenza quotidiana.
I circensi non sono ricchi -salvo casi rarissimi, e perlopiù all’estero- hanno poco da parte, vivono degli incassi di giornata. Pensando prima di tutto ai loro più preziosi compagni di lavoro. “Prima mangiano gli animali, poi gli operai, da ultimi gli artisti e i padroni”, diceva la regina del circo italiano Moira Orfei.
Da un mese i circhi non incassano una lira. E non è rimasto più niente da mangiare. Gli artisti non possono nemmeno pensare di andare a fare momentaneamente un altro lavoro, nemmeno i camerieri o i lavapiatti, dato che è tutto chiuso. La situazione è disperata. Gli allarmi e le richieste di aiuto arrivano da tutta Italia. Solo qualche esempio: il circo Arbell di Mario Orfei, con 30 artisti e animali, è bloccato a Milano. “Siamo disperati e affamati, abbiamo fame noi e hanno fame gli animali, tigri e leoni sono a digiuno, non abbiamo soldi per il cibo”, dice Manuel Niemen, il direttore.
Il circo di Rolando e Lara Orfei, 50 famiglie e molti animali (cavalli, tigri, elefanti, lama, zebre, dromedari), è in emergenza ad Arezzo. Il Circo delle Stelle (12 persone) a Castell’Alfero (Asti). Il Circo Acquatico dei fratelli Dell’Acqua a Mazara del Vallo. Il Circo Millennium (30 persone) a Savona. Il Maya Orfei-Madagascar di Tamara Bizzarro ad Ancona . Il Romina Orfei di Davio Casartelli (60 artisti) a Caserta. Il Miranda Orfei di Darix Martini (150 persone) a Santa Teresa di Riva (Messina). Il Paranormal Circus dei fratelli Martini ha chiuso i battenti a Catania. Al Circo Donna Orfei di Fulvio Medini, fermo a Castelvetrano, servono anche medicine. Su Circusfans si moltiplicano gli appelli giorno dopo giorno.
C’è qualcuno, per fortuna, che li aiuta, portando cibo ed un sorriso. E anche qualche bravo sindaco, come quello di Santa Teresa di Riva, Danilo Lo Giudice, che ha fatto stampare delle locandine e le ha affisse alla porta dei supermercati del paese invitando i suoi concittadini a fare la spesa per la gente del circo e a lasciarla in un carrello all’ingresso. Perché l’Italia sa anche essere un Paese solidale. I circensi ringraziano. Ma sono gente fiera, orgogliosa. “E’ umiliante dover chiedere l’elemosina”, ammette Bruno Niemen del Circo delle Stelle.
Ma c’è poco altro da fare. L’Ente Nazionale Circhi, insieme alle altre associazioni dello spettacolo, ha chiesto al ministro della cultura Dario Franceschini “risposte chiare e urgenti” per soccorrere le imprese e gli artisti perché “i danni sono incalcolabili”. E a dispetto del disastro, la generosità della gente del circo ha messo a disposizione delle autorità tutto quello che le è rimasto, vale a dire le proprie strutture, tendoni e chapiteau, per tutte le necessità, come ospedali da campo, che dovessero presentarsi. Lo ha comunicato Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Circhi, al presidente del consiglio e al capo della protezione civile.
E con grande coraggio, sempre senza perdere il sorriso, il piccolo Circo Takimiri, che prende il nome dal clown Antonio Taddei chiamato Takimiri (“l’uomo della fune”) per le sue spericolate acrobazie alla corda aerea, ha deciso di regalare sulla sua pagina facebook e sui suoi canali social una trasmissione gratuita in diretta del proprio spettacolo. “Per 60 anni il pubblico ci ha dimostrato affetto entrando nel nostro tendone –dice la famiglia Takimiri- adesso saremo noi a entrare nelle vostre case. Vi chiediamo solo di sostenerci il più possibile così da darci la forza di continuare”.
Una preghiera, in conclusione: se vedete il tendone di un circo quando uscite di casa per recarvi al lavoro, a fare la spesa, a portar fuori il cane (non per altri motivi, mi raccomando!), lasciate davanti al tendone una parte, anche piccola, delle vostre provviste. Sarà una manna dal cielo. E se andate su internet, comperate, nei circhi (molti) che hanno un sito, i biglietti per tutta la famiglia per i prossimi spettacoli, quando i circhi riapriranno. Così non sarà un’elemosina.
La stessa idea l’ha lanciata il Safari Park di Pombia (Novara) sul Lago Maggiore –anch’esso inevitabilmente chiuso- dove non hanno più i soldi per dar da mangiare ai loro 400 animali (tigri, leoni, cammelli, ippopotami, rinoceronti, giraffe, scimmie, struzzi, lama, uccelli, pesci, serpenti, eccetera). Anche loro non vogliono elemosine. Chiedono solo di acquistare adesso un biglietto (www.safaripark.it) che sarà valido per tutta la stagione, e che li aiuterà a sopravvivere.
Salviamoli. Ci sono anche loro.