Rime buccali

Storie dell’altro mondo

Un’espressione mai sentita prima d’oggi -almeno dalla maggioranza degli esseri umani di questo Paese- affiora all’improvviso dalla preistoria del sapere nelle linee guida del comitato tecnico scientifico sul covid per il ritorno a scuola: gli studenti dovranno mantenere tra loro la distanza di un metro, e tale distanza andrà calcolata «tra le rime buccali». Ma che cosa sono le rime buccali? Poesie bucoliche? Baccanali? Un tipo di metrica come le rime baciate e le rime incrociate? Bisogna andare a studiare la Treccani. Per rime buccali si intende semplicemente la bocca. Perché allora non hanno scritto bocca? Svela l’enigma uno fra i più autorevoli esperti di rime, il grande poeta Ciucco Angiolieri, che ci ha inviato una poesia inedita. In rime buccali.

(c.a.) — Quasi tre quarti di secolo trascorsi a vagabondare nell’universo vasto delle lettere italiane, antiche e moderne, non sono serviti a niente. Come non sono serviti a niente anni e anni chinati sui banchi di scuole elementari, medie, ginnasiali, liceali, universitarie. In tutto questo tempo non ho mai sentito usare l’espressione “rime buccali”. Può darsi benissimo mi sia distratto anche più di un attimo, ma non ho nemmeno mai avuto contezza dell’esistenza di questo bizzarro, e un poco anche oscuro, modo di dire. Poco male, direte voi. Certo, poco male. Potete però capire la mia sorpresa di fronte a un’espressione nuova scoperta alla mia età. E, insieme, al sorgere di un quesito angosciante: perché nessuno, fino adesso, me ne ha mai parlato? Quale mistero angoscioso, e forse indicibile, si nasconde dietro queste parole?

Così, d’acchito, trattandosi di rime, ho subito pensato alla poesia. Certo. Queste le conosco tutte benissimo. Vogliamo parlarne? Rime baciate (le migliori, ovvio), rime alternate, rime incatenate, rime ripetute, rime replicate, rime invertite, rime incrociate, rime infrociate, e via dicendo. Rime, insomma. Versi, se volete. Magari festevoli, dedicati ai baccanali, sì forse volevano proprio dire baccanali, invece di buccali, forse si sono confusi. Ma non si trattava di questo, purtroppo. Niente presi per le rime. Si tratta di tutt’altro. E di cosa ben diversa dalla poesia, qualcosa che ha a che fare addirittura con il coronavirus.

Difatti la bizzarra espressione (alzi la mano chi la conosceva prima, giù le mani, grazie), fa la sua apparizione improvvisa all’interno delle linee-guida sulla riapertura delle scuole il prossimo quattordici settembre. A rispolverarla da chissà quale polveroso archivio, le menti poderose dei membri di quel comitato tecnico-scientifico che da mesi ci dice come comportarci per non farci prendere dal virus. In questo caso ci spiegano che a scuola gli studenti dovranno tenere tra loro la distanza di un metro, e che tale distanza andrà calcolata “tra le rime buccali”.
Sconcerto e stupore. Le rime buccali? E cosa sono? Cosa avranno voluto dire gli scienziati? Quale oscuro messaggio è mai questo?

Ignorando l’espressione, da ignorante spaesato e anche un po’ umiliato, ma molto curioso di indovinare lo sguardo di chi ne ha deciso l’uso, cerco di colmare la lacuna, e mi abbevero al sapere senza fondo della coltissima Enciclopedia Treccani (molto meglio di Google che è piuttosto ignorantone), e apprendo che dicesi rima buccale, o rima oris, “l’apertura delimitata dalle labbra -labia oris- a forma di fessura trasversale tra le due guance, -buccae- quindi la parte esterna della bocca”. Accidenti! Altro che poesia oscura. Le rime buccali sono solo e semplicemente la bocca. E non potevano scrivere bocca, allora? La distanza di un metro andrà calcolata tra le bocche. Ecco. Facile, no? O troppo facile che così lo capiscono tutti? O scrivere bocche è troppo volgare e fa venire in mente porcherie? Questo può darsi, gli scienziati hanno spesso dimestichezza coi maniaci (nel senso che ne conoscono le devianze, sia chiaro, e ci fanno i conti).

E comunque, anche la distanza da bocca a bocca (senti che il solo dirlo suona già, in effetti, come qualcosa di peccaminoso, no, meglio rime buccali che fa più scienza), appare come qualcosa di inspiegabile. Potevano dire da naso a naso, tranne nei casi di pinocchi (e di pinocchi ce n’è tanti), era lo stesso. Anche da viso a viso. Da gomito a gomito. Da panza a panza, da sedere a sedere.

Mah. Nell’intento di venirne fuori abbiamo chiesto l’autorevole opinione di uno dei massimi esperti di rime, come il grande poeta Ciucco Angiolieri (cfr il “Canzoniere Infame” su iantichieditori.it). Ci ha risposto inviandoci una mail con una poesia inedita in rime buccali, composta per l’occasione, e intitolata, per l’appunto, “Rime Buccali”. Eccola di seguito, in esclusiva per i nostri lettori.

Le rime buccali
sono molto speciali
hanno ritmi ancestrali
hanno battiti d’ali
hanno istinti bestiali
hanno fremiti anali
sono assalti frontali
terapie laterali
poesie senza eguali
mica sono normali

Vergato sempre a mano con inchiostro bleu di Prussia su elegante carta pergamenata rosa antico, un post scriptum: “Parla come magni”.

Rime buccali