Musi de tola

A proposito di immigrati, sostituzione etnica e altre cazzate

Molta confusione, sempre di più, sotto i cieli del Belpaese. Prendi il Veneto, la terra leghista che fu la locomotiva d’Italia e oggi si ritrova con il fiato corto e ha finito i soldi che aveva nascosto sotto al materasso. La colpa è tutta dei migranti, dicono, che danno fastidio, combinano solo guai e non hanno voglia di lavorare. Eppure il Veneto è tra le regioni del Nord Italia quella che ne accoglie meno di tutti. Come l’Italia è tra i Paesi d’Europa quello che ne ospita di meno. Alla nostra economia servirebbero molti più migranti (magari da sfruttare e sottopagare) di quanti ne arrivano. Allora c’è qualche conto che non torna.

Andrea Zanzotto

PIEVE DI SOLIGO (Treviso) — Forse solo i vecchi si ricordano del miracolo del Nord Est. La terra felice del progresso e del prosecco. Della locomotiva d’Italia. Del piccolo è bello. Dell’osteria e del campanile. Del capannone e la villetta. Delle bestemmie che non sono bestemmie ma virgole. Dei soldi sotto al materasso. Dei suv sotto casa e della casa a Cortina. Delle tasse che ziocàn le paghi il Sud. Del noi non siamo razzisti sono loro che sono negri.

Un gigante economico. Ma fragile. Solo Andrea Zanzotto, un poeta, lo aveva capito, dal suo eremo di Pieve di Soligo, piangendo un antico paesaggio distrutto nel nome di un finto progresso e maledicendo “la peste”, come definiva un partito che andava per la maggiore e che da qualche anno siede al governo del Paese, disinvolto adesso coi fascisti come prima coi grillini. Musi de tola, si diceva all’Osteria dei Colli di Walter Balliana sbattendo sul tavolaccio di legno le carte da briscola. 

Non era, in fondo, molti anni fa. Oggi tutto è andato di traverso. E tutto è diverso. La ricchezza di un tempo, perduta in buona parte. Molti se ne sono andati. Altri hanno rimesso i sogni di gloria nel cassetto. Altri ancora hanno chiuso per non riaprire mai più. Il miracolo oggi non è più il conto segreto in una banca svizzera. E’ la soglia della sopravvivenza. Forse l’ultima.

La colpa? Nessun dubbio. Dei migranti. Troppi. Un’invasione. Te li trovi dappertutto. Sotto casa, per le strade, nei negozi, nei bar. Fanno solo casino, rubano, spacciano, sporcano, rompono, disturbano, violentano, non hanno voglia di lavorare. Non ci servono. Fanculo. Rispediamoli a casa.

Eppure. Eppure il Veneto è la regione che accoglie meno migranti di tutto il Nord Italia. Quella che ne accoglie di più è la Lombardia (13mila), segue l’Emilia-Romagna (11mila), poi il Piemonte (10mila), e infine il Veneto (7mila). Non sono paragonabili, per dimensioni e densità abitativa, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige.

E’ anche possibile che nessuno di questi 7mila (per l’esattezza 7.205) abbia voglia di fare una mazza. In ogni caso, si tratta di numeri che non sono sufficienti alla sopravvivenza della traballante economia regionale. Non passa giorno che  molte fabbriche della regione, come molti bar, ristoranti, alberghi, negozi e quant’altro, chiedano alle strutture che si occupano dell’accoglienza dei migranti, se hanno del personale da inviare loro. Manodopera di ogni tipo, qualificata e non. Certo, bisognerebbe vedere con che tipo di contratti, salari e orari di lavoro li assumono, per non continuare a sfruttarli orribilmente come spesso accade. In ogni caso, esiste realmente la possibilità di sistemare molte persone e invece ne arrivano pochissime.

Ma in molti continuano a credere che siamo di fronte a un’invasione. Addirittura a una “sostituzione etnica”. Eppure in Italia ci sono meno migranti di tutta Europa.  Gli stranieri che vivono da noi sono 5 milioni su 60 milioni di abitanti (l’8%), quest’anno gli ingressi sono stati 20mila. Il decreto flussi del governo ha stabilito 82mila ingressi. Solo Coldiretti ha bisogno di 100mila lavoratori. All’economia del nostro Paese servirebbero, per sopravvivere, di 400mila migranti l’anno.

O non ho capito bene io o c’è qualche conto che non torna, musi de tola.

  

 

   

 

        

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