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Circhi

Acrobatico e misterioso
il circo africano
seduce Parigi

Lo spettacolo Cirkafrika,
una novità assoluta,
in pista al Cirque Phenix

Quaranta artisti africani, un solo bianco, e un’orchestra formidabile, nella nuova e originale produzione firmata da Alain M. Pacherie che corona un sogno cullato da tanto tempo, quello di mettere in scena un circo tutto africano. E il pubblico gli dà ragione: è lo spettacolo più applaudito in questa stagione nella capitale francese. Peccato che in questo circo bisogna pagare anche per andare alla toilette.

Roberto Bianchin

PARIGI (r.b.) — È un circo acrobatico africano, pieno di fascino e di mistero, di suoni e di colori, divertente, vorticoso e scoppiettante, lo spettacolo più applaudito a Parigi in questa stagione invernale, e che sarà possibile incontrare, fino a primavera, in tournée in Francia, Belgio e Svizzera.

Si chiama Cirkafrika, ha un cast di quaranta artisti, tutti africani (un solo bianco, il clown José Batista Do Rego, che conduce lo spettacolo nei panni di un aviatore che si è perso nella giungla), nessun animale vivo ma moltissimi pupazzi giganteschi raffiguranti tigri ed elefanti, gorilla ed ippopotami, che danno vita a una festosa parata in mezzo agli spettatori.

Il ritmo è trascinante e il pubblico, composto non soltanto da gente di colore (anzi, la maggioranza è bianca) si diverte, ed è generoso con gli applausi. Lo spettacolo va in scena al Cirque Phenix, che è uno dei più grandi di Parigi, una tensostruttura stabile alla Pelouse de Reuilly, con cinquemila posti, che assomiglia più a un palasport che a un circo, dal momento che ha sostituito la pista centrale con un grande palcoscenico quadrato.

Il Phenix, che è abbastanza recente (è nato nel 2000) ha un’altra particolarità: non presenta programmi propri, come gli altri circhi, ma ospita ad ogni stagione spettacoli di circhi di altri paesi, russi, cinesi, messicani. «Spettacoli inediti, nuove avventure, territori spettacolari da esplorare» spiega il patròn del Phenix, Alain M. Pacherie. L’anno prossimo sarà la volta delle stelle del circo di Pechino nello spettacolo L’imperatore di giada. Quest’anno è toccato, per la prima volta, all’Africa.

«Questo continente, che è stato la culla dell’umanità, ha sempre nutrito il mio immaginario, fin da quando conobbi Joséphine Baker all’Olimpia, e scoprii l’incredibile vicenda di Rafael Padilla, uno schiavo cubano che diventò il primo clown nero della storia con il nome di Chocolat –spiega Pacherie- per questo avevo sempre sognato di poter fare un giorno un circo tutto africano”. Il sogno si è realizzato anche grazie alla collaborazione con lo Zip Zap Circus di Città del Capo, che non si occupa solo di spettacoli ma è una vera e propria “scuola di vita”, perché svolge un’importante funzione sociale per aiutare i giovani in difficoltà e offrire loro una possibilità per uscire dalle difficoltà.

Lo spettacolo è costruito su una formidabile base ritmica di rock africano colorato e prepotente, garantita dall’ottima orchestra di otto elementi capitanata da Alex Daud Sinkamba, con la splendida voce delle due cantanti Nonhlanhla Pretty Shangase e Sibongile Prudence Mtshali, alla quale fa da contrappunto un travolgente corpo di ballo (dieci ballerine e ballerini) guidato da Janeth Elitumaini Mafie.

Punti di forza del programma, la divertente clownerie di Lizo James (un’originale coppia comica bianca e nera con José Batista Do Rego), le spericolate acrobazie della troupe di Wangu Wilson Magonza (sette saltatori alle pertiche e alle piramidi delle forze d’Ercole), l’altissimo monociclo di Baraka Juma Ferouz, i trampoli acrobatici di Charles Boniface Mhina, capace di far compiere un salto mortale a quelle sue lunghissime gambe, i raffinati tessuti aerei di Maulidi Ugumba Maulid e Hussein Hamisi Bangusilo, gli equilibrismi coi grandi piatti di Evans Osah, il contorsionismo ai limiti dell’impossibile della rana Mohamedi Ramadhani Makuka, la giocoleria di Abere Alemayehu Debebe.

Certo, di circo c’è poco, se facciamo riferimento al circo tradizionale. E non solo perché non c’è la classica pista sotto il grande (e un po’ freddino) chapiteau del Phenix, dove oltre al prezzo del biglietto (non proprio popolarissimo) bisogna pagare (sia pure solo 50 centesimi) per andare alla toilette, ed è praticamente obbligatorio lasciare la mancia alle signorine che ti accompagnano al posto, dal momento che alcuni cartelli (di molto poco buon gusto) ti informano che sono pagate solo dalle mance degli spettatori (non si capisce perché non siano pagate, come dappertutto, dagli organizzatori).

C’è poco circo, si diceva, perché mancano gli animali, mancano i trapezisti, mancano i clown. Ma lo spettacolo c’è, ed è buono. Più che un circo, Cirkafrika è un grande show, uno spettacolo trascinante, pieno di vita e di allegria, che ha tutte le carte in regola per piacere a un vasto pubblico. ★

Voto: 7

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Sab, 12/01/2012 - 12:00

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