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Mostre

Con Giovanni Boldini a Forlì
lo spettacolo della modernità

Una grande mostra dedicata al celebre pittore ferrarese

La rassegna presenta più di duecento capolavori di Giovanni Boldini, e inoltre quaranta opere di confronto di quel periodo ai massimi livelli. Sono in mostra dipinti di Van Dick, Goya, Degas, Helleu, Modigliani. E ancora, di De Nittis, Corcos, Zandomeneghi, De Tivoli, Signorini, Borrani, Cecioni, Troubetzkoy. Curata da Fernando Mazzocca e da Francesca Dini, la rassegna, allestita ai Musei San Domenico di Forlì, resterà aperta fino al quattordici giugno.

Roberto Bianchin

FORLÌ —  C’est un classique! È questo il riconoscimento che fu dato a Giovanni Boldini (Ferrara 1842 — Parigi 1931), fin dalla prima esposizione postuma che si tenne a Parigi a pochi mesi dalla morte. «Il classico di un genere di pittura» ribadì in quella occasione Filippo de Pisis.

Dopo la rassegna dedicata nel 2012 a Wildt (che sarà protagonista nel 2015 di una mostra realizzata dal Musée d’Orsay all’Orangerie di Parigi in collaborazione con la città di Forlì e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì), e le due successive sul Novecento e il Liberty, la Fondazione e i Musei San Domenico di Forlì proseguono nella esplorazione, attraverso nuovi studi e la riscoperta di opere poco note, della cultura figurativa tra Otto e Novecento, proponendo un’ approfondita rivisitazione della vicenda di Giovanni Boldini, certamente il più grande e prolifico tra gli artisti italiani residenti a Parigi.

È in questo ideale spazio di rapporto tra Forlì e Parigi che si colloca la mostra su Boldini, intitolata semplicemente al suo nome, sottotitolo Lo spettacolo della modernità, curata da Fernando Mazzocca e Francesca Dini, che si è appena inaugurata ai Musei San Domenico di Forlì dove rimarrà aperta sino al 14 giugno.

Nella sua lunghissima carriera, caratterizzata da periodi tra loro diversi a testimonianza di un indiscutibile genio creativo e di un continuo slancio sperimentale che si andrà esaurendo alla vigilia della prima guerra mondiale, il pittore ferrarese ha goduto di una straordinaria fortuna, pur suscitando spesso accese polemiche, tra la critica ed il pubblico.

Amato e discusso dai suoi primi veri interlocutori, come Telemaco Signorini e Diego Martelli, fu poi compreso e adottato negli anni del maggiore successo dalla Parigi più sofisticata, quella dei fratelli Goncourt e di Proust, di Degas e di Helleu, dell’esteta Montesquiou e della eccentrica Colette.

Rispetto alle recenti mostre sull’artista, questa rassegna si differenzia per una visione più articolata e approfondita della sua multiforme attività creativa, intendendo valorizzare non solo i dipinti, ma anche la straordinaria produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni.

Uno dei punti di maggior forza, se non quello decisivo, della mostra, è la riconsiderazione della prima stagione di Boldini negli anni che vanno dal 1864 al 1870, trascorsi prevalentemente a Firenze a stretto contatto con i macchiaioli. Questa fase, caratterizzata da una produzione di piccoli dipinti, soprattutto ritratti, davvero straordinari per qualità e originalità, viene vista in una nuova luce grazie alla possibilità di presentare parte del magnifico ciclo di dipinti murali realizzati tra il 1866 e il 1868 nella villa detta La Falconiera, a Collegigliato presso Pistoia, residenza della famiglia inglese Falconer. Si tratta di vasti paesaggi toscani e di scene di vita agreste che consentono di avere una visione più completa del Boldini macchiaiolo.

Le prime sezioni, nelle sequenza delle sale al piano terra, sono dedicate all’immagine dell’artista rievocata attraverso autoritratti e ritratti; alla biografia per immagini, persone e luoghi frequentati; all’atelier; alla grafica così rivelatrice della sua incessante creatività.

Le sezioni successive, al primo piano, dopo il ciclo della Falconiera, ripercorrono attraverso i ritratti di amici e collezionisti la grande stagione macchiaiola.

Segue la prima fase successiva al definitivo trasferimento a Parigi, caratterizzata dalla produzione degli splendidi paesaggi e di dipinti di piccolo formato con scene di genere, legata al rapporto privilegiato con il celebre e potente mercante Goupil.

Subito dopo hanno un grande rilievo, anche per la possibilità di proporre confronti con gli altri italiani attivi a Parigi, come De Nittis, Corcos, De Tivoli e Zandomeneghi, le scene di vita moderna, esterni ed interni, dove Boldini si afferma come uno dei maggiori interpreti della metropoli francese negli anni della sua inarrestabile ascesa come capitale mondiale dell’arte, della cultura e della mondanità.

Arrivano infine le sezioni dedicate alla grande ritrattistica che lo vedono diventare il protagonista in un genere, quello del ritratto mondano, destinato a una straordinaria fortuna internazionale. A questo proposito costituisce un’interessante novità la possibilità di accostare per la prima volta ai suoi dipinti le sculture di Paolo Troubetzkoy in un confronto interessante sia sul piano iconografico che formale.

BOLDINI
Lo spettacolo della modernità
Forlì, Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12
1 febbraio — 14 giugno 2015

mostre
Boldini
Forlì
Musei San Domenico
Mazzocca
Dini
Signorini
Goya
Van Dick
macchiaioli
Parigi
Gio, 01/01/2015 - 12:00
Giovanni Boldini, Scène de fête au Moulin-Rouge (1889 ca…

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