Moira la Regina
è tornata a casa
Una grande mostra antologica
San Donà di Piave, la cittadina dove aveva stabilito i «quartieri d’inverno» del suo circo, dedica un’esauriente rassegna alla regina indiscussa del circo italiano, Moira Orfei, a tre anni dalla scomparsa. La mostra, curata dal nipote Alessandro Serena, storico e docente di circo, è divisa in tre sezioni. Vengono esposti strepitosi costumi di scena, rarissime fotografie, vari oggetti di provenienza circense, quadri e manifesti che documentano la vita e l’arte di un’icona pop dello spettacolo moderno, alla quale non serviva più nemmeno usare il suo cognome. Bastava il nome. Girò anche una quarantina di film, molto amata da registi importanti come Pietro Germi che la diresse in «Signore e Signori», e molto corteggiata da attori famosi come Totò.
SAN DONA’ DI PIAVE (Venezia) – (r.b.) — Moira è tornata a casa. A casa, insomma, la sua casa era il circo, era quella sua roulotte gigantesca tutta foderata di rosa con la leggendaria vasca da bagno in marmo anch’esso rosa. Moira era nata a Codroipo in Friuli per caso, perché di là passava il circo dei suoi genitori, come per caso è scomparsa a Brescia, perché di là passava –era il 2015- il circo che da mezzo secolo portava (e porta) il suo nome.
Anche se lei, in realtà, era stata battezzata Miranda e ribattezzata Mora (per via dei capelli e degli occhi), e poi Moira (più esotico), quando faceva il cinema e faceva impazzire i registi, che si innamoravano di lei, come molti attori, come Totò, che le fece una corte spietata e arrivò anche al punto da volerle regalare un appartamento (che lei però, almeno così raccontava, rifiutò, gentilmente ma rifiutò).
San Donà, questa tranquilla cittadina veneta appoggiata sul fiume della Patria, le era piaciuta, e a San Donà tornava, a riposare, quando il circo (un mese l’anno) si fermava a riprendere fiato. Insieme a Walter, l’adorato marito, aveva acquistato una splendida residenza con un grande parco intorno, Villa Ancillotto –oggi mestamente abbandonata- dove aveva stabilito i suoi quartieri d’inverno, dove stavano gli animali quando non lavoravano, dove nascevano quegli spettacoli che avrebbero poi conquistato il cuore di milioni di spettatori nel mondo.
A San Donà, dove migliaia di persone, che la consideravano una di loro, per la sua cordialità, per la sua semplicità, l’avevano salutata ai funerali (e dov’è rimasta a sonnecchiare la sua roulotte, lei invece ha ripreso, dentro l’urna dove riposa, a girare col suo circo), Moira è tornata con una grande mostra che le ha dedicato il nipote Alessandro Serena (figlio di Loredana Nones, sorella di Walter), che è organizzatore di spettacoli e storico del circo, materia che insegna all’università di Milano, d’intesa con l’Amministrazione Comunale, la scuola di circo Karakasa, e il progetto Open Circus, braccio armato, in chiave di spettacolo, dell’associazione “Circo e Dintorni” che si occupa, con ottimi risultati, della diffusione della cultura circense.
La mostra è divisa in tre spazi, che gravitano tutti attorno alla centralissima piazza Indipendenza: nella Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea è allestita la sezione più corposa, quella delle foto e dei manifesti. Sono fotografie celebri, alcune esposte anche al Moma di New York, come quella che la ritrae di spalle, da giovane, mentre passeggia per la strada e gli uomini si fermano a guardarla. Sono foto del suo circo, dei suoi spettacoli più noti, dei suoi animali, dei suoi elefanti e delle sue colombe, dei suoi costumi e dei suoi leggendari copricapo. Ma sono anche foto molto private, con la sua famiglia, il marito Walter, i figli Stefano e Lara, e gli adorati nipotini Moira e Walter Junior, figli di Lara.
Poi ci sono i manifesti dei suoi film, molti mitologici (ne ha girati una quarantina), e le immagini che la ritraggono con registi e attori famosi, come appunto Totò, e poi Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pietro Germi, Mario Monicelli, Dino Risi. Germi, che la diresse in “Signore e Signori”, disse che se si fosse dedicata al cinema come si era dedicata al circo, sarebbe diventata brava come Sofia Loren. Ma per Moira esisteva solo il circo, e nel circo investiva tutti i guadagni di attrice.
Le altre due sezioni della mostra sono al vicino Spazio Mostre Battistella, dove sono esposti i quadri intensi, colorati, appassionati e genuinamente naif che le ha dedicato un altro nipote, Riccardo Orfei, anch’egli artista circense di mestiere (acrobata e trasformista) ma pittore per passione, e nel foyer del teatro Astra dove non si può non rimanere incantati ad ammirare, tra vari oggetti di provenienza circense, di fronte a un manichino di Moira a grandezza naturale che indossa uno strepitoso costume verde mare da sirena. Da innamorarsi a prima vista.
Arricchiscono la mostra, battezzata “Moira Orfei la Regina” e aperta fino al 3 marzo, un premio speciale a lei intitolato, il Premio Moira, assegnato alla soubrette Brigitta Boccoli, moglie del figlio Stefano e direttore artistico del circo, una serata-tributo e alcuni spettacoli come quelli dei delicati mimi ucraini Dekru e degli scoppiettanti acrobati africani Black Blues Brothers.
LA PAGELLA
San Donà di Piave, spazi vari: Mostra “Moira Orfei la Regina”. Voto: 9