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Il Ridotto di Venezia
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Il Lunedì

Acqedotti

Roberto Bianchin

L’italiano, questo sconosciuto. Nel senso della lingua italiana.

Sarà stata l’aria del Sessantotto che prometteva di cambiare il mondo (in meglio), fatto sta che ci eravamo illusi a quel tempo. Illusi che l’Italietta analfabeta uscita dalla guerra sarebbe stata sconfitta, che la cultura sarebbe stata a disposizione di tutti, che saremmo diventati un popolo istruito, colto e civile.

È andata com’è andata e come vedete. Cioè malissimo. In tutto un altro modo. Per motivi che sarebbe troppo lungo stare a spiegare qua, ma è andata così. L’Italia, grazie anche ai modelli di sottocultura televisiva abilmente imposti da certi impenitenti reggitori del potere, si è ritrovata in preda ad un analfabetismo di ritorno, e molto più incolta, ignorante, rozza e volgare di cinquant’anni fa.

L’impoverimento e lo stravolgimento della lingua italiana (bellissima peraltro, una delle più belle del mondo), unito alla sempre più scarsa conoscenza della lingua stessa, specialmente da parte delle generazioni più giovani, dovrebbe preoccupare i governanti e far rizzare i capelli agli accademici della crusca, severi custodi e paladini del nostro idioma.

Non passa giorno che non ci capiti sotto gli occhi qualche esempio terrificante di quest’ignoranza dilagante. Come quest’estate a Forte dei Marmi, che in realtà dovrebbe essere una terra immune dal contagio dell’ignoranza, sia per motivi storici (la lingua di padre Dante ha le sue radici proprio in Toscana), sia per le frequentazioni mediamente altolocate (fatta eccezione per la recente invasione russa) alle quali da tempo è abituata.

Ebbene, sui muri di Forte dei Marmi sono apparsi dei manifesti colorati che annunciavano l’arrivo di un circo sul lungomare. Un circo piccolo, per carità, ma che utilizzava (non sappiamo se in prestito, se abusivamente o se a pagamento) un cognome grande come quello della famiglia Orfei per pubblicizzare i propri spettacoli. Ma non è questo il punto. Il punto è che il circhetto annunciava la presenza di un’attrazione sensazionale, quella formata dai due più giovani trapezisti del mondo (almeno così venivano definiti), Maicol di 10 anni e Angela di 12. Senonché, nel titolone del manifesto, i due trapezisti diventavano, con un doppio salto mortale, trapezzisti, con due zeta!

Beh, in fondo non è molto strano, direte voi. La gente del circo per forza è ignorante. Non hanno mica tempo per andare a scuola, hanno altro da fare. E poi sono zingari, e gli zingari, si sa, mica hanno tempo per studiare.

Può darsi. E gli operai del Comune? E i tecnici del Comune? E i dirigenti del Comune? E gli assessori del Comune? E il Sindaco del Comune? Ignoranti anche loro? Zingari anche loro?
Cosa c’entra il Comune? Vi chiederete giustamente. Mica è stato il Comune a scrivere trapezzisti con due zeta. Certo che no.

Ma è stato il Comune, proprio quello di Forte dei Marmi, a scrivere Acqedotti comunali. Acqedotti, capite, senza la u, che è anche praticamente impossibile da pronunciare. E dove l’hanno scritto, in qualche scartoffia? Sarà stato un impiegato distratto dal caldo. Macché.

L’hanno scritto per strada, su tutte le strade, lungo tutta Forte dei Marmi. Bello grande, a stampatello, sui tombini dell’acquedotto. Decine e decine di tombini con il nome sbagliato. Acqedotti. Ma vogliamo scherzare?

Forte dei Marmi - Acquedotti Comunali senza U
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Sab, 09/01/2012 - 12:00

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